Il 27 giugno del 1980 precipitava a Ustica il Dc 9 Itavia da Bologna a Palermo. Il tragico bilancio fu di 81 morti, tra cui 13 bambini.
Da subito cominciò l’opera di depistaggio statale, tra menzogne e decessi in “strani” incidenti di testimoni scomodi. Come causa della tragedia da subito si cercò di sostenere la tesi del cedimento strutturale o della bomba a bordo. Tesi smentita dalle perizie e ora accertata anche nelle aule dei tribunali: il DC9 fu abbattuto da un missile.
La verità è che quel giorno nei cieli italiani ci fu uno scontro bellico. Sotto il Dc 9, per nascondersi ai radar, volava un Mig23 libico. Ma in volo c’erano anche dei caccia della Nato, molto probabilmente francesi o americani, come è testimoniato dai tracciati radar. Per abbattere il Mig, da uno dei caccia, è partito un missile che ha colpito anche il Dc9. Anche il ritrovamento, qualche tempo dopo, del Mig23 libico abbattuto e del pilota morto sono una conferma di questa tesi. Secondo le perizie il pilota libico era deceduto proprio il 27 giugno.
A distanza di 40 anni però la strage di Ustica è rimasta impunita. È una strage di Stato e degli Stati e una conferma di come questi si fondino sulla guerra e sulla menzogna. Se si sono cominciati ad aprire degli squarci di verità nel velo di bugie statali è solo grazie al tenace impegno dei familiari delle vittime e alla loro ricerca di giustizia. Ancora dopo quaranta anni a loro va tutta la nostra solidarietà e il nostro appoggio.