Ungheria
Guai a chi critica (e a chi si ammala)

Con i poteri straordinari acquisiti lo scorso 30 marzo, il presidente Orbán ha messo il bavaglio ad ogni opinione a lui contraria, così un oppositore è finito in galera semplicemente per aver espresso su di un social network critiche nei confronti del governo nella gestione della pandemia.

L’allarme sull’operato del governo è più che giustificato: di fronte ai primi casi di contagio, denuncia un recente rapporto di Human Right Watch, 36 mila pazienti sono stati dimessi in tutta fretta per liberare posti-letto negli ospedali ungheresi ed evitare il collasso del già fragile sistema sanitario. Senza preavviso, sono state rinviate a casa persone appena operate o sofferenti di gravi patologie.

Denunciamo con forza il grave attacco alla più elementare libertà di espressione e di critica, tanto più di fronte a comportamenti criminali nei confronti della salute di tutti. Ma ricordiamo e denunciamo anche che la democrazia “cristiana e illiberale” – da Orbán teorizzata pubblicamente da molti anni – convive senza particolari scossoni con la democrazia “laica e liberale” dell’Unione europea: in tanti anni, lo sdegno non è mai andato oltre le stanche parole di condanna di alcune mozioni votate nel parlamento europeo (e forti minoranze hanno votato contro).