Theranos è un nome che fa tremare la Silicon Valley. È quello della start-up fondata nel 2003 da Elizabeth Holmes che avrebbe dovuto rivoluzionare il mondo della medicina: con una goccia di sangue, in pochissimo tempo una macchina avrebbe potuto realizzare fino a 240 diverse analisi. Una macchina portentosa e prodigiosa che semplicemente non funzionava. Ma alla quale hanno creduto tantissimi investitori – fra cui i nomi più noti dell’hi-tech – che hanno finanziato la Holmes per centinaia di milioni di dollari finché nel 2015 un articolo di The Wall Street Journal ha svelato la verità, facendo incriminare la tecno-truffatrice. In questi giorni è arrivata la sentenza: Elizabeth Holmes è stata condannata in California.
Con questa vicenda, forse definitivamente, si è squarciata quell’aura di infallibilità che circondava la Silicon Valley: non è l’eden del futuro, anzi tutt’altro. I grandi colossi dell’informatica e del web – Theranos era uno di quelli – falliscono, mentono, imbrogliano. Perché – è evidente – è sempre e solo il profitto il grande motore dell’ossessione digitale.