È un accordo storico, della brutta storia che scrivono gli stati, quello tra Italia e Albania per la costruzione di due centri in territorio albanese in cui saranno detenuti i profughi, salvati in mare dalla Marina militare italiana, per il tempo necessario all’esame della loro richiesta di asilo. Le regole dell’accordo sono per ora fumose, tendenzialmente già contraddittorie rispetto al diritto internazionale e alla Costituzione italiana, ma nel quadro generale della politica europea siamo sicuri che questa ulteriore forzatura delle proprie regole democratiche, al fine di rendere impossibile l’accoglienza degli immigrati, sarà ammessa. Anzi, la stessa prudenza della commissione europea, nell’accogliere la decisione italiana, dice del ruolo di apripista in chiave razzista e repressivo che stanno facendo svolgere al governo Meloni. Infatti, già si preparano in Francia e in Germania leggi che ammettono la detenzione in Paesi terzi per chi chiede asilo, sfatando così quello che finora era considerato un tabù in Europa e aveva fatto sollevare l’ipocrita indignazione dei vari leader nei confronti della indegna legge inglese che deporta in Ruanda i rifugiati. L’accordo con l’Albania segue quelli con la Libia e con la Tunisia e ne preannuncia altri le cui conseguenze tragiche sono facili da prevedere. In Italia, oggi, ci troviamo stretti tra una sinistra compromessa (i centri di detenzione furono inaugurati dal governo Prodi e gli accordi con la Libia da quello Gentiloni con Minniti come Ministro dell’Interno) e un’indifferenza diffusa tra la gente che alimenta l’aggressività della destra.
Reagire non è facile. Ci incoraggiano le prime denunce da parte di tutte le ONG che salvano vite in mare, di parte del mondo cattolico e di forze sane del volontariato. Con loro denunciamo l’ennesimo atto disumano di questo governo contro gente bisognosa.