“Tutto andrà bene”?

I nuovi faraoni…

Tra aprile e luglio i “super-ricchi” del mondo hanno visto incrementare il loro patrimonio personale mediamente del 27,5%. È un gigantesco spostamento di ricchezze in un tempo brevissimo, una concentrazione nelle mani di pochissime persone – i circa duemila miliardari esistenti al mondo – a danno delle maggioranze sempre più impoverite.

Ad esempio Jeff Bezos, padrone di Amazon, in quattro mesi ha aumentato il suo patrimonio personale di 74 miliardi di dollari. Nulla da invidiare a faraoni, zar e imperatori del passato: Bezos e i suoi compari hanno fatto soldi a palate grazie alla crisi pandemica, così come di norma accade in tempi di guerre, carestie, terremoti. Gli economisti spiegano tale polarizzazione delle ricchezze con la “propensione al rischio”, in tempi incerti, di chi abbia disponibilità di capitali. È un meccanismo disumano che moltiplica le sofferenze delle maggioranze; in tempi di emergenza, poi, i più sfortunati rischiano la vita.

…e i dannati della Terra

Direttamente o indirettamente, tanto la pandemia che il surriscaldamento ambientale moltiplicano la fame nel mondo. Già prima della diffusione del Covid, l’Onu registrava circa 690 milioni di persone denutrite al mondo (60 milioni in più dal 2014 al 2019). I bambini sono i più colpiti. Non esistono ancora dati che registrino l’impatto della pandemia, ma le proiezioni sono tragicamente prevedibili. Basti pensare alle limitazioni sofferte dalla cosiddetta economia informale e che in molti paesi dell’Africa subsahariana e dell’Asia meridionale la chiusura delle scuole impedisce a milioni di bambini di ricevere l’unico pasto della giornata.

L’obiettivo “fame zero nel 2030” dell’Agenda Onu è più lontano che mai; l’assegnazione del premio Nobel per la pace alla sua agenzia World Food Programme sembra più una beffa irridente che un riconoscimento agli sforzi dei volontari che vi si impegnano.