tra speranze e paure
LA GENTE DI SINISTRA SI INTERROGA

L’umanissimo desiderio di serenità è offuscato da minacce guerresche, timori per la salute, disastri ambientali: pericoli patenti o latenti, vicini e lontani.

L’anelito individuale, il meraviglioso traguardo del potere positivo di ogni persona, viene mortificato dall’ossessione numerica o pervertito nel triste trionfo dell’individualismo vacuo ed insignificante.

Il bisogno costante e risorgente di intimità affettiva e la tensione alla collettività sono banalizzati, violati o sporcati, da minacce social o impedimenti repressivi che alimentano estraneità crescenti.

Il femminile coraggio atavico viene ferocemente attaccato dalla recrudescente vigliaccheria maschilista e dalla brutale e furbesca ipocrisia patriarcale, diffondendo inquietudini e paure.

Quella straordinaria e misteriosa carica vitale chiamata coscienza è avvertita in profondità dalle/dai giovani ma avversata dalla web-dipendenza e dall’istruzione oppressiva che generano mal du vivre ed alienazione.

La necessità e la passione per il lavoro (quando c’è) precipita nella meccanicità, nel servizio estraniato, nell’antipatia tra colleghi.

La fame di sapere che traspare dal basso in mille segnali incontra vuoti e banalità assortite offerte da dottrine ed erudizioni decadenti.

La chimera di un’alternativa mai veramente visibile si traduce nel peggior governo oggi possibile e in una sinistra di Stato incapace di intendere e di volere altro che uno strapuntino di potere.

Essere di sinistra vuol dire credere nel cambiamento in meglio per i molti fronteggiando le difficoltà e le paure che i pochi potenti creano e gestiscono.

Dentro le società lacerate in cui viviamo, oppressive e violente, confuse ed incerte, quel che rimane delle sinistre novecentesche e ciò che germoglia di nuove sinistre possibili dovrebbe interrogarsi, come fa la nostra gente.

Abbiamo bisogno tutti diversamente di ripensare i nostri retroterra culturali e i nostri orizzonti progettuali, di misurarli in prospettiva cioè ascoltandoci, provandoci a capire nelle similitudini e nelle differenze.

Abbiamo bisogno di ricominciare pazientemente dalla difesa ed affermazione dei diritti umani fondamentali: delle donne, dell’infanzia, delle e dei giovani, delle e degli immigrati, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle scelte identitarie ed affettive, degli stessi diritti democratici che sono cosa diversa dalle cristallizzazioni istituzionali oppressive democratiche.

Abbiamo bisogno di guardarci negli occhi, di imparare a dirci ed ascoltarci, di confrontarci, di convergere se possibile o perlomeno di misurare più chiaramente la natura delle nostre divergenze.

Le speranze non si spengono, possono rafforzarsi e fugare le paure affrontando l’oppressione – come in modo peculiare e drammatico sta avvenendo in Iran – ma per essere alimentate e qualificate, perché divengano credibili e durevoli, hanno bisogno di basi solide e praticabili, umane e culturali, teoretiche e metodologiche, programmatiche ed organizzative.

Insomma abbiamo bisogno di ritrovarci, con determinazione e pazienza, noi gente di sinistra come protagoniste e protagonisti delle nostre soggettività individuali, relazionali e collettive che si riconoscono e si compongono, si valorizzano e si realizzano, superandosi nella ricerca, nella sperimentazione e nella proposta della libertà positiva e del bene condiviso.

La Comune

11 dicembre 2022