In una miserabile manifestazione, autorizzata dalle autorità giudiziarie svedesi mercoledì 28 giugno – mentre i credenti musulmani di tutto il mondo iniziavano la celebrazione l’Eid al-Adha, la Festa del sacrificio e in milioni si recano in pellegrinaggio a La Mecca – un uomo ha preso a calci un libro e poi lo ha bruciato: non un libro, ma il Libro Sacro, il Corano, inscenando tutto ciò fuori dalla più importante moschea della capitale svedese. Si tratta dell’ultimo atto di una serie di manifestazioni che in nome della presunta “libertà d’espressione” sono state autorizzate dalle istituzioni di una democrazia decadente e oppressiva ma che ancora è spacciata per la più avanzata e tollerante in Europa. Dietro la generica “libertà d’espressione e di manifestazione di dissenso” si celano islamofobia, razzismo ed intolleranza. E non importa che il protagonista di questa ennesima sceneggiata sia un profugo iracheno e non un esponente della destra xenofoba – in preoccupante crescita nel paese. Anzi mette in luce il diffondersi di un diffuso pregiudizio antislamico e spesso antiarabo che si maschera dietro una delle più becere ipocrisie democratiche: la “libertà” di offendere, insultare e ingiuriare l’altro perché diverso.
Un’ultima cosa: esattamente 90 anni fa il rogo nazista dei libri davanti alle Sinagoghe, alle Biblioteche e nelle Università: fu l’uccisione simbolica di tutti coloro che il nazismo considerava nemici.