L’accordo firmato dai governi turco, svedese e finlandese sotto l’alto patrocinio di Washington e di tutti i suoi alleati europei è un’infamia: esso preannuncia nuove guerre e tratta come una merce il popolo curdo, cioè circa 25 milioni di persone.
L’accordo sblocca il veto turco all’ingresso nella NATO di Svezia e Finlandia; in altre parole, contribuisce a rafforzare l’alleanza militare più bellicosa al mondo – non l’unica ma certamente la più potente – responsabile sin dalla sua fondazione di guerre combattute e minacciate.
Per ottenere questo risultato – pericoloso per tutte le persone comuni, anche per coloro che vivono in Svezia e Finlandia, non più paesi neutrali ma ormai prima linea – sono state accolte tutte le richieste avanzate dal presidente turco Erdogan: con il documento firmato lo scorso 28 giugno, Svezia e Finlandia si impegnano a reprimere ed estradare i curdi finora rifugiati nei loro paesi e ad armare e sostenere le offensive militari turche contro le popolazioni curde in Iraq, Siria e Turchia. Non la minaccia di conflitti in un lontano futuro, ma il sostegno ad una guerra permanente e in corso. Eccoli qua i “comuni valori europei”: il dittatore Erdogan – già profumatamente pagato dall’Unione europea per impedire l’arrivo di profughi nel Vecchio continente – è ora sostenuto con solerzia non solo nella persecuzione dei rifugiati in Scandinavia (circa 300 mila persone arrivate in epoche diverse, alcuni anche quarant’anni fa), ma nella sua guerra totale contro un intero popolo, con le drammatiche e probabili conseguenze a catena per il Medio Oriente e oltre.