Si fa presto a dire “intelligence”

“Quanto sappiamo davvero di come sta andando la guerra? C’è qualcuno che sappia davvero quanti siano i caduti e quanti mezzi siano stati perduti?”. Interrogativi importanti, se non fosse che a porseli è Beth Sanner, ex veterana oggi in forza ai servizi di intelligence statunitensi; la domanda sorge dunque spontanea: a noi lo chiedi? Dovrebbe sapere e non sa anche la direttrice dell’intelligence nazionale, Avril D. Haines, che in un’audizione al senato afferma: “È molto difficile capire quanti ulteriori aiuti l’Ucraina possa assorbire. Di fatto, abbiamo un quadro molto più chiaro della situazione russa che di quella ucraina”. Vorremmo solo che il candore con cui confessa la propria ignoranza fosse disarmante, invece gli Usa continuano a stanziare milioni per armare Kiev, che dal canto suo non li mette a parte dei propri progetti. Le cose non vanno meglio in Italia, dove il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) stila una lista di personaggi di per sé poco significativi (forse per sentirsi in buona compagnia vista la vacuità dell’istituzione) classificati come pericolosi seguaci di fede Putin. La lista (nome più, nome meno) è stata resa pubblica dal Corriere della sera, da cui afferma di averne appreso l’esistenza anche il senatore Urso. È apparso un po’ ghiozzo, ma il fatto è che è proprio lui che dirige il Copasir. Vi aspettavate di più dalla cosiddetta intelligence? Non dimenticate che siamo nel paese dei Salvini pizzicati a prendere il tè con gli emissari del Cremlino all’insaputa del Governo in cui militano e dei Berlusconi che rimpiangono quanto era buono Putin quando facevano le scampagnate insieme.

Julian E. Barnes, “U.S. Lacks a Clear Picture of Ukraine’s War Strategy, Officials Say” (“Gli Stati Uniti non hanno un quadro chiaro della strategia di guerra dell’Ucraina, affermano fonti ufficiali”), New York Times, 8 giugno 2022.