Il 30 aprile, senza alcun confronto con le parti sociali, il governo ha emanato un Decreto Legge di riforma/peggioramento della scuola pubblica italiana. Un capolavoro di incapacità politica e di disprezzo per tutto il personale della scuola. Cosa prevede questo decreto che entro il 30 giugno rischia di diventare legge se approvato dal Parlamento? Un percorso a ulteriori ostacoli per accedere alla professione docente e all’insegnamento vero e proprio con l’assunzione in ruolo; il taglio di circa 10.000 docenti ed educatori per finanziare, con l’intento di creare di nuovo lacerazioni ulteriori nella categoria, un piano di formazione e di incentivi per chi accetta di sottoporsi all’aggiornamento di “deformazione professionale”; la negazione del riconoscimento della professionalità maturata svolgendo l’insegnamento e il lavoro di educazione con la sterilizzazione degli scatti di anzianità, nessun cenno alla limitazione del numero di alunni/e per classe e sulla sicurezza degli edifici scolastici. C’è inoltre l’esplicita intenzione di sottrarre alla contrattazione sindacale la competenza sulle retribuzioni che sono ferme da oltre 10 anni. Il Ministro Bianchi, dopo l’ultimo concorso a crocette che ha bocciato oltre il 90% dei concorrenti con domande e risposte sbagliate vuole continuare a percorrere la strada dell’insulto e della mortificazione del personale scolastico, imponendo la frequenza di corsi universitari per l’ottenimento di crediti formativi a pagamento a beneficio del nuovo business della formazione in serie. Questo decreto va respinto! Bisogna chiedere a gran voce la stabilizzazione di tutti i precari, l’aumento sostanzioso delle retribuzioni, la drastica riduzione degli alunni/e per classe e più sicurezza degli edifici scolastici, l’aumento delle spese statali per scuola e sanità sottraendo i fondi alle spese militari. Abbiamo sostenuto lo sciopero proclamato per il 6 maggio scorso da tutto il sindacalismo di base contro il decreto Bianchi. Lo abbiamo sostenuto in virtù dei suoi contenuti e obiettivi nettamente contrapposti a quelli governativi, e dell’importante consegna della Confederazione Cobas di opposizione netta alla Guerra. Lo abbiamo preparato anche in nome della solidarietà tra persone che lavorano come linfa per la ricerca di una unità positiva dal basso. Tutt’altro hanno fatto i sindacati burocratici firmatari di contratto. Anziché convergere sullo sciopero del 6 maggio, pur con le proprie distinte posizioni, hanno atteso chiamando solo ora a uno sciopero per il 30 maggio in opposizione docile al decreto e con rivendicazioni molto al di qua del necessario per rispondere all’attacco. Uno sciopero ingannevole di cui denunciamo il carattere truffaldino sebbene comprendiamo la spinta positiva di chi lo farà.
2022-05-27