Dopo la foto davanti alla St. John Episcopal Church, con una copia della Bibbia mostrata al mondo l’eco mediatica della successiva visita di Trump al Santuario dedicato a Giovanni Paolo II a Washington ha provocato un vero e proprio boomerang. La dura reazione dell’arcivescovo di Washington, Wilton D. Gregory, che ha definito sconcertante e riprovevole la strumentalizzazione politica di luoghi e simboli religiosi proprio mente il presidente minacciava l’intervento dell’esercito per disperdere le manifestazioni pacifiche. Posizione a cui si è immediatamente associato il vescovo Shelton Fabre presidente della Commissione contro il razzismo della Conferenza dei Vescovi degli Stati Uniti, che si è scagliato senza mediazioni contro il presidente e la violenza della polizia “(…) in questo paese ancora una volta ciLeggi Tutto

Nel nono giorno dall’uccisione di George Floyd, le proteste negli Usa non si placano. Uniscono persone di diverse etnie, perlopiù giovani e donne. Il razzismo è una costante della storia della nazione americana (dello Stato e della società). La democrazia Usa si è fondata sul genocidio dei nativi e sulla schiavitù. A costo di una sanguinosa guerra civile nel XIX secolo, la schiavitù è stata formalmente abolita, ma il razzismo non si può abolire: è una piaga irrisarcibile in questo quadro. Il sangue di milioni di afroamericani, la segregazione, la discriminazione e ancora le uccisioni segnano questo paese attraversato da una violenza endemica e in crescita. Il razzismo è negli Stati uniti la cifra concreta della contraddizione insanabile fra l’umanità cheLeggi Tutto

La divisa blu che indossano durante il giorno si trasforma nel lenzuolo bianco dietro cui si nascondono la notte: così gli agenti della polizia statunitense diventano assassini di afroamericani, e non conta se siano formalmente affiliati al Ku Klux Klan oppure no. Ne uccidono al ritmo di 500 al semestre e l’ultima esecuzione ha tolto la vita a George Floyd, soffocato da un poliziotto che gli ha stretto la gola per sette minuti, senza allentare la presa nonostante la vittima lo implorasse di farlo respirare. Da Minneapolis le proteste, in gran parte pacifiche, si sono estese in tutto il paese. In alcuni casi anche cariche di rabbia, ma come potrebbe essere altrimenti? Ovunque rispuntano i cartelli e gli slogan di BlackLeggi Tutto

In questi giorni i palestinesi commemorano la Nakba, la catastrofe seguita alla distruzione di oltre 400 villaggi, massacri, violenze e distruzioni di ogni genere. Una commemorazione contro il volere di Israele perché vieta la memoria “altrui”: quella palestinese non deve infatti avere visibilità. Le commemorazioni della Nakba non devono inficiare la ricorrenza della nascita dello Stato che ha occupato orami la gran parte della Palestina storica, negato per sempre il diritto al ritorno dei palestinesi profughi, rinchiuso i palestinesi in un lembo frastagliato di quella piccola terra. La storia andò così. Era il 14 maggio di 72 anni fa, un giorno prima che scadesse il Mandato britannico sulla Palestina, quando Ben Gurion, capo dell’Organizzazione sionista mondiale fondata nel 1897 da TheodorLeggi Tutto

Non cessano le proteste esplose a Minneapolis dopo la spietata esecuzione di George Floyd, afroamericano di 46 anni, ucciso il 26 maggio da un agente già impunito per episodi simili durante un fermo di polizia. La vittima è stata soffocata dal poliziotto che gli ha stretto la gola per sette minuti nonostante venisse implorato di mollare la presa da Floyd, che non riusciva a respirare. La stampa Usa e internazionale mette l’accento sulla violenza delle proteste, che nel frattempo si sono estese ad altre città americane fra cui New York, con il concorso di persone di diverse etnie fra cui molti giovani bianchi, tacendo vergognosamente che l’origine della violenza più efferata viene dalle istituzioni repressive. Trump definisce criminali i manifestanti –Leggi Tutto

Ci sono state nelle ultime settimane manifestazioni in varie città tedesche – le più significative a Stoccarda e a Berlino l’8 maggio con la partecipazione di migliaia di persone – convocate in nome della “difesa della Costituzione” contro la politica di restrizioni della libertà di movimento adottate dal governo di Angela Merkel. Queste proteste sono nate per iniziativa di intellettuali e riviste della sinistra “critica” che hanno una certa eco sul web con le loro teorie complottiste che presentano il Covid 19 come una montatura colossale da parte dei governi europei per controllare e reprimere le società e di Bill Gates per propinarci un vaccino su cui fare miliardi. Schierati con Putin e con la dittatura statale cinese quali “baluardi antagonisti”Leggi Tutto

“Con il covid gli ultimi due mesi sono stato senza lavoro: la quarantena mi ha costretto a diventare un mendicante dipendente dagli aiuti. In qualche modo ho mantenuto la famiglia con le razioni passate dal governo. Ora il ciclone mi ha distrutto la casa, raddoppiando le mie miserie”.  Sono le parole di Kalipada Haldar, operaio in una fabbrica di cartone a Calcutta, che vive in una baracca ora distrutta dal ciclone Anphan, il più violento degli ultimi 100 anni nella regione. Come tanti altri, sta soffrendo tre emergenze: il contagio del covid-19, gli effetti del ciclone e quelli della quarantena. I virus sempre più spesso insidiano l’umanità, i cicloni diventato più frequenti e distruttivi – tutto ciò grazie al dissesto ambientaleLeggi Tutto

Mentre il sindaco dell’area urbana di San Paolo lancia l’allarme perché le unità di terapia intensiva di questa megalopoli stanno arrivando al 90% della loro capacità di accoglienza di malati gravi a causa del Covid 19 e l’ex-ministro della Sanità (già il secondo che si licenzia dall’incarico) ammette che in questo momento il ministero è una nave senza direzione, l’ultradestro Jair Bolsonaro si fa fotografare con un bimbo in uniforme militare e arringa i suoi seguaci dichiarando che già esiste una medicina contro il virus: la clorochina. Ciò che è grave e mortifero è che la clorochina “può provocare molte più morti visto che si tratta di una medicina la cui efficacia non è stata provata e che ha gravi effettiLeggi Tutto

Varie entità, tra cui Human Right Watch e Sos razzismo stanno denunciando la crescita di episodi di xenofobia alimentati in molti casi dalle politiche razziste degli Stati. Colpiscono ad esempio le misure prese ad aprile dal governo conservatore slovacco nei confronti dell’etnia gitana. Degli insediamenti in cui vivono circa 6000 persone sono stati isolati utilizzando l’esercito con la scusa di aver trovato 32 casi positivi al Coronavirus. Il primo ministro del partito conservatore OLANO Igor Matovic è arrivato a giustificare la misura affermando che ogni infettato di etnia gitana trasmetterà la malattia ad altre 4 persone – a fronte di una media di 2,1 – “per questioni culturali”, senza chiarire la provenienza di tale dato. Si tratta di un’ulteriore espressione delleLeggi Tutto

Con i poteri straordinari acquisiti lo scorso 30 marzo, il presidente Orbán ha messo il bavaglio ad ogni opinione a lui contraria, così un oppositore è finito in galera semplicemente per aver espresso su di un social network critiche nei confronti del governo nella gestione della pandemia. L’allarme sull’operato del governo è più che giustificato: di fronte ai primi casi di contagio, denuncia un recente rapporto di Human Right Watch, 36 mila pazienti sono stati dimessi in tutta fretta per liberare posti-letto negli ospedali ungheresi ed evitare il collasso del già fragile sistema sanitario. Senza preavviso, sono state rinviate a casa persone appena operate o sofferenti di gravi patologie. Denunciamo con forza il grave attacco alla più elementare libertà di espressioneLeggi Tutto