Di nuovo in piazza a Beirut mercoledì 17, questa volta davanti al palazzo di giustizia per contestare la volontà espressa dai più alti esponenti della magistratura di applicare un vecchio articolo del codice penale che punisce qualunque attacco alla presidenza della repubblica: un modo come un altro per imbavagliare ogni critica. E sono state molte le critiche, gridate nei mesi scorsi per le strade delle principali città libanesi: giovani e tante donne hanno affermato il proprio protagonismo contro un sistema politico campione di corruzione, denunciando l’impoverimento generale della popolazione e contestando la rigida spartizione confessionale delle principali cariche pubbliche, vero e proprio pilastro dei fragili equilibri tra le diverse componenti della società libanese. “Siamo qui per reclamare i nostri diritti eLeggi Tutto

Un miliardo e mezzo di produttori agricoli in tutto il mondo (dati Coldiretti) rischiano di rimanere stritolati dalla concentrazione della produzione sementiera e degli agrofarmaci. Dopo i recenti accorpamenti tra Basf e Chargill, DuPont e Chemical, Sygenta e Chem China anche la Bayer, multinazionale della chimica e della farmaceutica, ha appena concluso l’acquisizione della Monsanto, produttrice del famigerato diserbante glifosate e di OGM. Questa manciata di società avrà in mano oltre il 60% del mercato delle sementi e il 75% del mercato degli agrofarmaci, determinando una dipendenza quasi totale dell’agricoltura mondiale dai loro prodotti. Chi semina una delle loro varietà di grano, legumi o di ortaggi, gioco forza, si troverà ad utilizzare almeno uno dei loro diserbanti, antiparassitari e concimi. LeLeggi Tutto

 Le etnie esistono: non sono un sinonimo “presentabile” di razze – come in certi discorsi politici e accademici o nei mass media – ma un tipo di identità e di aggregazione sociale, un’espressione dell’inevitabile differenziarsi anche collettivo della nostra specie. Le etnie si formano e trasformano, si fondono o si frammentano, nascono o scompaiono condividendo esperienze, lingue, usi e costumi, rapporti familiari e sociali, modi di vivere, convinzioni morali ed etiche, sentendosi e pensandosi affini ed uniti e sedimentando tutto questo in culture attraverso processi storici, dinamici, mutevoli e complessi in cui cruciali sono le coscienze delle protagoniste e dei protagonisti. Confondere etnie e razze è sbagliato e pericoloso perché trasforma ideologicamente una forma di identificazione (e differenziazione) collettiva, sempre inLeggi Tutto

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di avviare l’annessione di ampie porzioni di Cisgiordania – come previsto nel “piano del secolo” di Trump – a partire dal prossimo primo luglio. Una mossa scellerata, respinta in blocco dai palestinesi ma anche da molti israeliani. In tanti hanno manifestato lo scorso 6 giugno a Tel Aviv – solidali con le mobilitazioni in corso negli Stati uniti – denunciando il nuovo apartheid e la creazione di veri e propri bantustan in cui relegare una popolazione palestinese senza alcun diritto.Denuncia sacrosanta ma monca. L’annessione della Cisgiordania, infatti, non è un fulmine a ciel sereno, né il tradimento di un “processo di pace” nato morto 23 anni fa; qualora si dovesse realizzare, essa sarebbe l’ultimoLeggi Tutto

Lo si vede dai filmati, dai video e dai telegiornali: negli Usa i protagonisti delle principali mobilitazioni contro il razzismo sono stati tanti giovani, donne e persone comuni, afroamericani, ispanici, bianchi – tante diversità e colori insieme per affermare giustizia e libertà contro razzismo e violenze poliziesche. In questo emergere di umanità unita e differente c’è l’indizio di un possibile principio da riconoscere, coltivare, sviluppare per farne cultura di una vita migliore: una comune umanità differente. Siamo tutti umani e siamo tutti differenti sia quale sia la comunità di cui si è parte, le scelte personali e culturali, il colore della pelle: dovremmo poter riconoscere questa realtà umana per farne motivo di una possibile convivenza benefica e pacifica fuori e controLeggi Tutto

Tra il 7 e l’8 giugno in diverse località della Siria si sono svolte manifestazioni con la partecipazione di migliaia di persone. Nella regione di Sueida, nel sud-ovest del paese, di maggioranza drusa, un gruppo di manifestanti ha sfilato davanti al municipio, gridando slogan contro il regime e i suoi alleati, Russia e Iran, e di solidarietà con la popolazione di Deraa, assediata da un cosiddetto “cordone di sicurezza”. “Il popolo vuole la caduta del regime” e “Rivoluzione, libertà e giustizia sociale” sono alcuni degli slogan che riprendono alcuni di quelli della rivoluzione del 2011. Nella stessa Deraa, dove la popolazione è sotto assedio e le condizioni di vita peggiorano di giorno in giorno, una manifestazione ha ripreso quegli stessi contenuti.  Leggi Tutto

Le condanna da parte di diverse star di Bollywood dell’assassinio di George Floyd e del razzismo ha suscitato legittime polemiche in India. Gli è stato contestato di aver sinora taciuto sui tanti episodi di violenza razzista in patria, ad alcune attrici di aver fatto spot pubblicitari di creme per sbiancare la pelle, in un paese in cui la pelle scura è vista come tipica delle caste basse o dei “fuoricasta”, dei dalit (“oppressi”), come vengono chiamati oggi con il politically correct, ieri “paria”, “intoccabili”. E’ troppo facile essere contro il razzismo negli Usa e tacere sul razzismo e le discriminazioni nel proprio paese. La polemica riguarda un problema colossale, su cui troppi colpevolmente tacciono: circa 250 milioni di persone appartengono aLeggi Tutto

Molte sono le prese di posizione di singoli e delle organizzazioni ebraiche americane che stanno intervenendo in sostegno delle manifestazioni di protesta dopo l’assassinio George Floyd con l’appello “non posso stare a guardare!”. Per la Orthodox Union, che pure ha lanciato un appello per la cessazione di ogni violenza, “il razzismo non è una questione del passato o semplicemente una questione politica, ma un pericolo reale e presente che deve essere affrontato con i valori che ci accomunano come esseri umani”. Mentre la potente organizzazione “Jewish Democratic Council” ha rilasciato una dichiarazione venerdì, “I nostri valori ebraici ci invitano a sostenere l’uguaglianza e la giustizia; un’ingiustizia per qualsiasi comunità è un’ingiustizia che sentiamo noi stessi. Sia la comunità ebraica che quellaLeggi Tutto

Evidentemente nel ricchissimo mondo della Formula 1, il razzismo non interessa o peggio è ritenuto affare esclusivo di chi lo subisce. La denuncia arriva direttamente dal 6 volte campione del mondo Lewis Hamilton, che in un lungo post ha squarciato il velo di un mondo che si è sempre rinchiuso sotto la sua cappa dorata: “Non solo l’America: il Regno Unito, la Spagna, l’Italia, tutti. Deve cambiare il modo in cui vengono trattate le minoranze, come vengono educate le persone su uguaglianza, razzismo e classismo e sul fatto che siamo tutti uguali. Non siamo nati col razzismo e l’odio nel cuore , ci viene insegnato da quelli che sono i punti di riferimento”. E fra questi punti di riferimento ha attaccatoLeggi Tutto

Il governatore democratico del Minnesota, Tim Waltz, ha chiesto che tutti coloro che hanno preso parte alle manifestazioni di protesta dopo l’uccisione di George Floyd siano sottoposti a test per il Covid-19. Dietro alla preoccupazione per la salute pubblica – la stessa che hanno evidentemente spregiato più e più volte i suoi poliziotti – c’è chiaramente un intento repressivo e intimidente. Il virus serve a spaventare i manifestanti, in gran parte rispettosi delle norme di sicurezza –, a farli rientrare in casa, in ultima analisi anche a schedarli. Mentre anche il sindaco di Minneapolis si è inginocchiato in segno di rispetto, mente i vertici militari dell’establishment americano prendono pubblicamente le distanza dai propositi bellicosi del presidente, l’azione di Waltz – cheLeggi Tutto