Ennesimo eccidio terrorista
È stato un massacro. Sabato 28 novembre nello Stato federale del Borno, nel nord est della Nigeria, 110 braccianti sono stati barbaramente trucidati. Avevano fatto un viaggio di mille chilometri per trovare lavoro in questa terra fertile, mossi dall’urgenza di sfamare le proprie famiglie; erano al lavoro nei campi, disarmati, quando sono stati attaccati e uccisi. Non vi sono ancora rivendicazioni ma è facile vedere in questo efferato massacro la mano dei terroristi di Boko Haram o dello Stato Islamico nelle province dell’Africa occidentale. Infatti l’intera regione è ostaggio di queste bande assassine che dal 2009 hanno già causato 30 mila vittime e oltre 2 milioni di sfollati. Anche l’esercito lo scorso anno ha avuto centinaia di perdite; perciò, nonostante i proclami, si è rintanato nelle principali città abbandonando a se stessa la popolazione e le squadre di autodifesa che vigilano nei villaggi più isolati.
Come nel caso di analoghe formazioni, Boko Haram è tutt’altro che invincibile; eppure lo Stato nigeriano – vero e proprio colosso continentale – ha già perso questa guerra: resta solo da valutare in che misura ciò sia dovuto alla non volontà, all’incompetenza, alla corruzione o alla più indicibile complicità. Impotente di fronte alla violenza terrorista, esso è però a sua volta violento e omicida: da due mesi si susseguono manifestazioni a Lagos e nelle principali città per ottenere lo scioglimento delle squadre speciali di polizia, responsabili di omicidi e abusi: le dimostrazioni sono state aggredite con armi da fuoco, la polizia ha ucciso alcuni manifestanti e ora il governo ha disposto misure restrittive contro attivisti, avvocati e giornalisti.