“…non pensando a la comune madre / ogne uom ebbi in despetto…”1
Versi che esplicitano che per Dante l’umanità, non riflettendo su ciò che l’accomuna, è diventata superba e prepotente; e che inoltre suggeriscono che la riflessione del poeta sull’umano, immersa in un’aura filosofico-religiosa, è legata all’idea che ha delle donne e di alcune in particolare. Esse, grazie alle loro qualità, possono svolgere una funzione fondamentale per il riscatto e l’elevazione di un’umanità finalmente dedita all’amore per la conoscenza e alla pratica della virtù, capace di convivere pacificamente in armonia con la natura. Per questo sono donne le figure più importanti o suggestive delle opere di Dante, dalla Vita Nova alla Commedia: Beatrice, Francesca, Pia, Piccarda, Matelda, la Madonna. E perciò sono poche quelle punite nell’Inferno. Il fiorentino, ovviamente, si distacca solo in parte dagli schemi e dai ruoli patriarcali dominanti, perché non mette in discussione la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio o perché cerca di “riformare” lo Stato che è per sua natura inguaribilmente patriarcale e bellicista. Ma nel contesto dominante di allora, in cui prevaleva la visione che le religioni hanno delle donne come fonte di perdizione, il pensiero positivo che invece l’autore ne ha (malgrado una visione parziale e idealizzata che ne sminuisce l’interezza) va avvalorato. Le donne possono riscattare l’umanità perché, insieme a pochi uomini cortesi (tutti gli altri sono “ferini”, ovvero assimilati a bestie feroci), sono quelle che hanno l’intelletto d’amore”, s’intendono di sentimenti. Per questo è la famosa, sensuale e fiera Francesca a parlare d’amore nel canto V dell’Inferno mentre l’innominato Paolo si limita a piangere. La meno conosciuta Matelda, invece, è depositaria della sapienza delle cose della natura e dell’armonia con essa. È la custode del paradiso terrestre, che non rappresenta solo l’immagine di un mondo edenico perduto ma anche quella della felicità concepibile sulla terra. E infine la Madonna, fonte di speranza, di bontà, di giustizia e di benevolenza: ha nobilitato tanto la nostra natura che ha permesso a Dio di farsi umano. Non è Dio ma la Madonna, signora del Paradiso, che tramite Lucia e Beatrice concede a Dante il viaggio nell’aldilà2. Insomma, alcune suggestioni e una conferma ulteriore per il nostro umanesimo socialista: la possibilità di ripensare l’umanità tutta e la sua felicità possibile è intimamente connessa al pensiero che si ha del genere femminile.
1. Purgatorio XI, vv. 63. 2. Questo articolo è stato ispirato da: Dario Renzi, “Religioni, marxismi e inquietudini antropologiche”, in La Comune n. 373. Vedi anche: Sara Morace con Dario Renzi, L’origine femminile dell’umanità, Prospettiva Edizioni, Roma 2012
tratto da La Comune 376