Dopo l’incendio che ha devastato il campo a inizio mese, le condizioni di vita di circa 13 mila immigrati e profughi sull’isola di Lesbo sono più gravi e precarie che mai. Le promesse europee di porre riparo a questa vergogna hanno avuto ben poco seguito: solo poche centinaia di “ospiti” sono stati trasferiti sulla terraferma, mentre è stato approntato un nuovo campo sulla spiaggia dove, se possibile, le condizioni di vita sono ancora più precarie.
Per giorni donne, tantissimi bambini e uomini, già afflitti dal sovraffollamento, dalle condizioni igieniche disastrose, dalla mancanza di prospettive, sono rimasti senza cibo né disponibilità di acqua e di cure mediche. Molti di loro sono lì da anni, spesso in fuga da paesi in guerra come Afghanistan, Iraq e Siria. La situazione è insostenibile,ulteriormente aggravata dalla pandemia; non dipende dal fato, ma dalle politiche ciniche dell’Unione europea, dal razzismo diffuso e dall’indifferenza. È possibile sconfiggerle, accogliendo chi ne ha bisogno: accogliere significa anche difendere la nostra stessa umanità riconoscendola in quella dei nostri fratelli e sorelle.