L’assassinio di Haniyeh a Teheran. Una spirale perversa di guerra e terrorismo.

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Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas da due decenni, è stato assassinato a Teheran con un razzo teleguidato. Ciò avviene solo poche ore dopo che l’esercito israeliano ha rivendicato l’uccisione a Beirut del comandante militare di Hezbollah, Fuad Shukur, ritenuto responsabile dell’attacco nelle alture del Golan, occupate da Israele dal 1967, in cui sono stati uccisi dodici bambini della comunità drusa di Majdal Shams. Non è la prima volta che Israele è responsabile di azioni terroristiche in territorio iraniano e altrove e anche questa volta non ha rilasciato alcun commento ufficiale, ma le criminali esultazioni pubbliche dei ministri della destra estrema al governo, parlano chiaro.Teheran, dal canto suo, nuovamente provocata e sfidata, ha promesso vendetta. La tragica realtà è innanzitutto che la sporca guerra tra Israele e Hamas, dal 7 ottobre, ha provocato la morte di oltre 1.200 israeliani e di quasi 40.000 palestinesi gettando la popolazione di Gaza in condizioni terribili di fame e malattie. Per di più, a pagare le conseguenze della spirale di guerra, terrorismo e cinismo politico sono anche altre popolazioni dell’area, ad esempio in Libano.Gli ultimi avvenimenti confermano e approfondiscono il pericolo di una ulteriore escalation bellica nella regione. Gli Usa non sembrano interessati ad una guerra aperta tra Israele e Iran, mentre quest’ultimo ha mostrato sinora di non voler rischiare uno scontro totale con lo Stato israeliano. Ma il bellicismo intrinseco ai protagonisti diretti e indiretti di questo conflitto, la loro irrazionalità e irresponsabilità crescenti, nonché l’esistenza di formazioni che gettano benzina sul fuoco, come l’estrema destra al governo in Israele e i coloni, nonché la stessa Hamas, rendono più che mai presente il rischio di un vortice bellico incontrollabile e dalle conseguenze imprevedibili. Tutto ciò ha, però, effetti già drammatici per la popolazione palestinese e per quella ebraica e getta una ulteriore ombra sul destino degli ostaggi detenuti nella Striscia di Gaza. Gli avvenimenti in Medio Oriente mostrano ancora una volta che il loro mondo, quello dei potenti e degli oppressori guerrafondai, vive un tramonto ed una fine sanguinosa.In questo contesto sempre più minaccioso, spiccano le esperienze e gli intenti di pacificazione tra il popolo palestinese e quello ebraico che, seppur minoritari, indicano che è possibile scegliere una strada di radicale alternativa al vortice mortifero di guerra e terrorismo di cui sono protagonisti lo Stato israeliano e Hamas.