Israele e il Covid ’19: l’efficienza e la discriminazione.

La Palestina è un piccolo lembo di terra in cui milioni di persone tra la Giordania e il Mediterraneo sono avviluppate in un conflitto permanente ma non equivalente. Da una parte c’è Israele ed una società militarizzata, con una sanità tra le più efficienti al mondo da essere infatti lo Stato con la più alta copertura vaccinale riducendo del 96% le persone infette. Dall’altra il popolo palestinese governato dall’Autonomia nazionale palestinese che di autonomia ha ben poco e di certo non ha la capacità di assicurare una campagna vaccinale efficace né in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza governata da Hamas. Cosa accade nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania? Ancora una volta dipende dalle concessioni israeliane. Solo ieri, lo stato sionista ha permesso l’ingresso nella Striscia di 6000 dosi dello Sputnik russo per una popolazione di 1.650.000 persone. Poco di più è stato concesso alla popolazione della Cisgiordania nelle settimane scorse. Anche se la sanità compete all’Autorità nazionale palestinese è Israele che controlla i valichi della Cisgiordania e di Gaza e decide quindi cosa e quanto far entrare nei territori palestinesi. I palestinesi che vivono nei territori occupati sono condizionati oggi dai coprifuoco e dalle restrizioni dovute alla pandemia che si sommano alle chiusure decennali, ai coprifuochi passati, ai blocchi dell’esercito israeliano, alla confisca dei territori, alle espansioni degli insediamenti e altri abusi israeliani sulle loro vite quotidiane. Il virus ha intensificato queste difficoltà mietendo morti e mettendo in crisi le precarie strutture sanitarie palestinesi. La guerra israeliana non è fatta solo di bombe ma di efferate discriminazioni.