Dialogo tra due colleghi:
Elisabetta Ciao!Hai visto? Finalmente possiamo reagire assieme e andare in piazza contro il diffondersi delle guerre in Medio Oriente come in Ucraina e testimoniare la nostra condanna a chi sacrifica la vita di donne e bambini, di innocenti. Hamas e lo Stato di Israele, Putin e Zelensky, e chiaramente la Nato!Ci andiamo insieme?
Riccardo ( nome di fantasia ) Certo! Anche io pensavo di fare lo sciopero del 23 febbraio sulla Palestina indetto da alcune organizzazioni del sindacalismo di base
Elisabetta Ma io non sto parlando di quello sciopero, parlo dell’iniziativa nazionale in tutte le città promossa per il 24 febbraio da un arco di forze di sinistra tra cui Europe for peace, Assisi per la pace e Rete italiana Pace e disarmo, e io ci vado con le compagne e i compagni, amiche e amici de La Comune! Lo sciopero del 23 nella piattaforma di convocazione non dice nulla su Hamas e su Putin, ed è convocato da realtà che arrivano addirittura a tacere o giustificarne i crimini!
Riccardo Sì va bene, la piattaforma non l’ho mica letta, intanto è lo stesso, l’importante è scendere in piazza….
Elisabetta No! Non è lo stesso, e lo sai! Se c’è una speranza da coltivare è proprio quella della convivenza pacifica fra persone e la fraternizzazione tra i popoli. Io voglio portare un cartello con la foto di palestinesi e israeliani che insieme hanno dimostrato in Cisgiordania per la fine della guerra e dell’occupazione e scrivere gli appelli delle donne russe e ucraine contro la guerra! Se hanno il coraggio loro di schierarsi per la pace senza accettare le logiche del nemico, dell’odio e della vendetta, per noi qui dovrebbe essere un imperativo!
Riccardo Così non ci avevo pensato, hai ragione, vengo con te! In fondo reagire vuol dire anche questo: riflettere assieme per cercare i motivi umani di fiducia e unione, non annegare isolati nella rabbia e impotenza sperando che chi alimenta la guerra possa fare la pace, e pensando a quello che stanno vivendo quelle genti. Grazie!