Germania
Rom e Sinti: razzismo quotidiano fra continuità e rimozioni

Un recente rapporto del Consiglio centrale dei Sinti e dei Rom tedeschi denuncia il persistere di una tenace discriminazione ai danni delle due comunità. Frequenti sono i soprusi razzisti che Sinti e Rom subiscono sul lavoro e a scuola, nella ricerca di una casa, al momento di richiedere documenti presso le autorità, dal medico o da parte dei media. Fra gli esempi recenti più significativi si citano l’attentato di Hanau del febbraio 2020 costato la vita a undici immigrati di cui tre rom, l’arresto in manette di un ragazzino di undici anni ad Amburgo, il progetto di un tunnel della ferrovia veloce di Berlino che metterebbe a repentaglio il monumento alle vittime del nazismo di origine Sinti e Rom.

E proprio rispetto al terribile sterminio nazista del 1943-44, tristemente noto con il nome di Porrajmos, nel rapporto si denuncia giustamente come l’atteggiamento ostile da parte della popolazione tedesca che lo aveva permesso non sia mai veramente scomparso nel dopoguerra.Vale la pena di ricordare che nessun esponente delle due comunità venne chiamato a testimoniare durante i Processi di Norimberga e che per decenni una pesante cappa di rimozione nella società tedesca ha avvolto la persecuzione nazista di Rom e Sinti. Il ministro degli Interni tedesco Seehofer si “associa” oggi ipocritamente alla denuncia delle due comunità e promette massimo impegno contro il razzismo ma intanto nel concreto continua ad opporsi alla richiesta di non rimpatriare i richiedenti asilo di origine Rom in fuga dall’ondata xenofoba dilagante in vari paesi balcanici che lo stato tedesco continua invece a definire “sicuri”.