G20 in Arabia Saudita
Il coraggio di Loujain

“Puoi essere libera a condizione che dichiari di non aver mai subito torture durante la prigionia”: questa la proposta fatta dalle autorità dell’Arabia Saudita a Loujain al Hathloul.

Arrestata e detenuta dal 2018 per “aver contattato organizzazioni internazionali”, Loujain è una giovane attivista per i diritti e le libertà delle donne ed è stata tra le prime donne a guidare un’auto e sfidare così i divieti – in un paese oppresso da una dittatura iperpatriarcale e ultrarazzista di stampo fascistoide. La sua sorte è condivisa da diverse altre donne che sono in carcere e sottoposte a torture e abusi.

Loujain ha rifiutato quell’oscena proposta di “libertà” ed ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il divieto di mantenere contatti con la famiglia: è un esempio di coraggio contro l’ingiustizia e di indomabile umanità per tutte le persone alla ricerca di una vita migliore. E’ anche un atto di accusa. Proprio in questi giorni, infatti, il G20 (che riunisce i rappresentanti dei 20 stati più forti economicamente nel mondo ) è stato ospitato (in via telematica) e presieduto dall’Arabia Saudita, i cui crimini – al di là di qualche distinguo demoipocrita sottovoce – sono stati così nuovamente legittimati. Ancora una volta: tutti gli stati sono canaglie, democratici e non.