In questi giorni sta avendo un enorme risalto mediatico un esperimento eseguito al Lawrence Livermore
National Laboratory in cui per la prima volta tramite una reazione di fusione nucleare è stato possibile
produrre una quantità di energia maggiore rispetto a quella consumata per innescarla. In effetti si tratta di un passo concreto verso la realizzazione di un nuovo tipo di reattore che ha suscitato un grande
entusiasmo in ambiti scientifici e industriali spingendo molti ricercatori a parlare di una futura produzione
di energia pulita, sostenibile, economica, illimitata e soprattutto sicura.
Proviamo però a mettere in ordine alcuni aspetti elementari: innanzitutto una reazione di fusione, così
come ogni reazione esistente in natura, ha bisogno di una materia prima di partenza. In questo caso si
tratta di una miscela di deuterio e trizio. Il primo è un elemento abbondantemente presente nell’acqua
marina ma, ad oggi, non esiste nessuno studio serio dell’impatto ambientale che potrebbe avere un
sistema di estrazione su larga scala. Il secondo invece è un materiale radioattivo e non presente in
natura, la cui unica fonte di approvvigionamento è un particolare tipo di reattore a fissione nucleare con il
conseguente paradosso che le centrali di nuovo tipo non potrebbero essere alimentate senza una
proliferazione di quelle di vecchia tipologia con tutti i pericolo che ne conseguirebbero. Esiste anche un
progetto, per ora solo sulla carta, per produrre trizio direttamente nelle centrali a fusione a partire dal
litio, ovvero da un minerale già sfruttato intensivamente per la produzione di batterie e la cui estrazione
ha già causato enormi danni ambientali e sociali. Infine un ulteriore grave pericolo che va tenuto in
considerazione è quello degli interessi militari: il Trizio infatti è un elemento utilizzabile per la produzione
di bombe a fusione nucleare.
Ancora una volta quindi ci troviamo a dover fare i conti con la voracità e l’irrazionalità di minoranze che,
in nome della logica del profitto, non esitano a mettere a rischio la vita sul pianeta anche diffondendo
informazioni volutamente incomplete se non direttamente false circa un esperimento scientifico che forse
sarebbe stato meglio non realizzare.
2022-12-18