Frontex – l’agenzia europea che si occupa del controllo dei confini dell’UE – è stata accusata di avere compiuto operazioni di respingimento illegali di immigranti, il cosiddetto pushback, vietato dalle normative UE sui diritti umani. La denuncia presentata da vari e autorevoli organi di stampa – tra i quali il Der Spiegel – documenta il coinvolgimento di agenti di Frontex in un respingimento avvenuto al confine marittimo fra Grecia e Turchia. Un fatto gravissimo che ha costretto alcuni deputati del palamento UE a chiedere chiarimenti.
Frontex, che pure dovrebbe vigilare sul rispetto dei diritti umani, non è certo un organismo neutro. Risponde, infatti, anche in materia di respingimenti, agli interessi e alle volontà dei paesi membri, che attuano politiche di respingimento indiscriminate e in aperta violazione dei diritti umani, come quelli operati verso la Libia. L’Agenzia UE, si limita a segnalare la presenza di imbarcazioni, prima che giungano in acque territoriali europee, scaricando così alla guardia costiera libica – finanziata, addestrata e rifornita logisticamente anche dalle forze navali italiane – qualsiasi intervento. Non a caso l’agenzia sta investendo somme considerevoli nella sorveglianza aerea. Il mandato è chiaro: evitare che a compiere atti discriminatori e di respingimento, siano direttamente i paesi UE, scaricando “il lavoro sporco” sugli stati confinati – Libia e Turchia, in particolare. Aggirare è uno dei modi che le democrazie hanno per violare quelle norme che loro considerano inviolabili.