Manifestazioni e presidi si stanno moltiplicando in questi giorni in Francia per difendere la libertà di espressione e di informazione contro il governo di Emanuel Macron. Oggi, sabato 21 novembre, è prevista una nuova manifestazione a Parigi. I promotori sono innanzitutto giornalisti a cui si stanno unendo molte persone solidali. Protestano contro il progetto di legge di “sicurezza globale” nel quale si fissa la proibizione di fotografare o filmare la polizia nelle manifestazioni.
Ció significherebbe impedire di realizzare prove grafiche delle azioni repressive di cui possono essere protagonisti gli agenti di polizia. Ció avviene avviene non casualmente in un contesto, come quello francese, in cui la violenza della polizia è da tempo sotto accusa. C’è un manifesto promosso o sottoscritto da giornalisti di moltissime testate transalpine che denuncia questo attacco inedito alla libertà di informare. Una misura analoga è presente anche nella “ley mordaza” (legge museruola) che il governo spagnolo di Sanchez-Iglesias, dopo aver promesso il contrario, continua a mantener il vigore.
Nella sua decadenza la borghesia mette in discussione persino i suoi miti fondativi a proposito delle libertà. In questo caso parliamo dell’articolo 11 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 e la legge sulla libertà di stampa del 1881.
I regimi democratici stanno vivendo, anche approfittando della pandemia, una torsione autoritaria. In questo caso non stiamo parlando del regime polacco, dell’Ungheria di Orban o della Turchia di Erdogan ma di uno Stato che pretende di dare lezioni al mondo in materia di libertà e che si autodefinisce “Il paese dei diritti civili”.