Febbre aviaria, male umano

Anche in Italia, come in altri paesi europei e dell’Asia e per l’ennesima volta,negli allevamenti di polli e tacchini è esplosa la febbre aviaria. Quest’anno è arrivata a ottobre, in anticipo rispetto agli anni precedenti. Sono stati già più di 15 milioni gli uccelli abbattuti tra Veneto e Lombardia, dove si produce la maggior parte della carne avicola del nostro Paese. Tante aziende hanno deciso di innalzare muri perimetrali intorno ai capannoni dove sono allevati gli animali per evitare il contatto con la fauna esterna. Questa malattia virale affligge da decenni gli allevamenti di polli e tacchini in tutto il mondo. Si sono già verificate delle mutazioni che in passato hanno colpito anche le persone, soprattutto nelle regioni dell’Indocina, soprattutto le lavoratrici e i lavoratori che operavano più a stretto contatto con questi animali nelle diverse fasi del processo produttivo, in particolare nella macellazione.

Nel 2019, quasi contemporaneamente con l’inizio della pandemia del Covid-19, in Cina si è verificata un’epidemia di febbre suina che ha decimato i maiali di quel paese e ha provocato un’impennata dei prezzi della loro carne in tutto il mondo. Anche di quest’altro virus in passato si sono differenziate delle forme che hanno attaccato gli esseri umani, come è avvenuto tra il 2009 e il 2010 in Messico e nel sud degli Stati Uniti. Anche quella volta il virus si è diffuso nel mondo provocando alcune migliaia di morti anche in Europa. La causa di tutto questo è rappresentata dall’intensità dei contatti tra umani e animali tipica in ambienti confinati, proprio ciò che avviene negli allevamenti intensivi. Questi rappresentano una minaccia incombente per la vita degli umani oltre che per gli animali: un’espressione tipica della perversione produttiva rappresentata dall’industrializzazione capitalista dell’agricoltura e degli allevamenti. Gli umani hanno addomesticato polli e tacchini per scorrazzare all’aperto in prossimità delle abitazioni, per riutilizzare i rifiuti della cucina e dell’orto e per fornire uova e carne ad integrazione della propria dieta alimentare. Oggi si ottiene carne avicola da miliardi di esemplari allevati in gabbie anguste e capannoni, vere e proprie fabbriche di carne, nocive per gli animali e le persone, potenziali focolai di infezioni e fonti di grandi volumi di CO2 nell’atmosfera.