Alle elezioni generali del 26 settembre nessuno scossone generale di ampia portata ha colmato in modo netto il vuoto lasciato da Angela Merkel, dimissionaria dopo quattro mandati consecutivi. Ciononostante il verdetto delle urne presenta alcune novità e cioè una netta crescita di consensi per la sinistra socialdemocratica dell’Spd: 25,7% : +5,2) e per i Verdi (14,8%: +5,9) con un buon risultato per i liberali della FdP (11,5%: + 0,8) a fronte di una chiara débâcle del partito di governo del centro-destra Cdu/Csu (24,1%: -8,8) e della Linke (sinistra) erede del partito unico della ex Ddr (4,9%: -4,3%) con una perdita di consensi dell’estrema destra dell’Afd (10,3%: -2,3).
La forte e improvvisa ripresa della Spd canalizza i timori di una svolta marcatamente neoliberale tamponando così la lunga erosione progressiva dei consensi degli ultimi anni e aspirando addirittura a guidare il governo con Olaf Scholz, attuale vice-premier di Merkel. Il successo dei Grünen di Annalena Baerbock sull’onda della crescita di sensibilità sulle tematiche ambientali è inferiore alle aspettative ma comunque sufficiente a garantire un ruolo chiave ai verdi nella formazione del nuovo governo alla stregua della Fdp che ottiene il miglior risultato della sua storia. È se è credibile in prima battuta una coalizione Ampel (semaforo) rosso-giallo-verde (Spd, Fdp, Grünen), il carattere diversificato fra i tre partiti con una risultante moderata all’insegna della stabilità e governabilità potrebbe fra rientrare in gioco la stessa Cdu/Csu nonostante la cocente sconfitta a suon di gaffes del candidato Laschet e le continue e irrisolte lotte intestine. Ci sono infatti i numeri anche per un’eventuale variante nero-verde-gialla Jamaika (Cdu/Cdu, Grünen, Fdp) che darebbe un carattere ancora più marcatamente filo-padronale e antipopolare al governo. Fra i partiti al di fuori dei giochi di governo, conforta il fatto che la destra xenofoba, razzista e nazistoide dell’Afd, pur mantenendo uno zoccolo duro fin troppo consistente, non abbia capitalizzato in settori popolari ampi il protagonismo nelle mobilitazioni negazioniste e anti Vax.