Un elenco completo delle guerre condotte da Stati Uniti e Unione sovietica – oggi Russia – dal 1945 ad oggi non è cosa breve. Perché l’impiego della forza armata non è una eccezione, al contrario. Guerre dichiarate e non, in proprio o sotto l’ombrello Onu o Nato; bombardamenti a distanza o invasioni, impiego degli eserciti regolari o di mercenari: il panorama delle devastazioni è ampio e differenziato, senza contare il sostegno o l’organizzazione diretta di colpi di Stato per imporre dittatori sanguinari. In questa epoca storica la regola è che le vittime civili siano di più (e di gran lunga!) di quelle combattenti.
Washington
Uno dei conflitti più sanguinosi e più rimossi è la guerra di Corea che ha cristallizzato la spartizione del paese decisa durante il conflitto mondiale. Furono molti gli eserciti coinvolti a sostegno del Sud (Nato) o del Nord (Cina e Urss). Tra il 1950 e il 1953 gli Stati Uniti inviarono quasi mezzo milione di uomini. I morti furono tra i 3 e i 4 milioni, oltre la metà erano civili. La guerra in Vietnam è la prima grande sconfitta militare americana. Gli Stati Uniti entrarono progressivamente nel conflitto agli inizi degli anni Sessanta per poi fuggire precipitosamente da Saigon nel 1975. All’irriducibile resistenza vietnamita si era affiancata una crescente opposizione interna animata in primo luogo dalla gioventù. Nonostante lo choc per la sconfitta subita, la vocazione bellicista della democrazia sistemica statunitense non ha mai smesso di esprimersi. Nel 1965 l’U.S. Army invade la Repubblica Dominicana, nel 1983 la piccola isola di Grenada, nel 1989/90 Panama. Nel 1986 l’aviazione bombarda Tripoli, in Libia. Nel 1992-94 è la volta della Somalia (dove opera anche l’italiana Folgore distinguendosi per le torture ai prigionieri) in una operazione denominata “Restore Hope” (ridare speranza!); poi in Bosnia nel 1994 e in Kosovo nel 1999, quando viene bombardata anche Belgrado. Nel 2001 Washington comincia la sua guerra più lunga sbarcando in Afghanistan, abbandonato precipitosamente nel caos solo nell’estate del 2021. Contro l’Iraq le guerre sono due: quella del 1991, seguita da un durissimo embargo che falcidia la popolazione civile, e quella del 2003. È poi la volta della guerra in Libia nel 2011 e poi dei ripetuti bombardamenti in Siria con le documentate e impunite stragi di civili che non hanno in alcun modo fermato Assad, massacratore del suo popolo e della rivoluzione della gente comune. Nella “guerra al terrorismo”, Washington ha fatto strage di civili ripetutamente e in molti paesi del mondo, dal Sudan (1998) allo Yemen (negli anni Duemila).
Mosca
Al termine del conflitto mondiale, l’Armata rossa occupava numerosi paesi dell’Europa orientale e centrale. Nei decenni successivi il loro destino è stato quello dell’annessione o del vassallaggio garantito dalle armi russe. I carri armati sovietici e del Patto di Varsavia hanno soffocato rivolte e aneliti di libertà a Berlino Est (1953), a Budapest (1956), a Praga (1968), minacciando più volte l’intervento in Polonia. Nel 1979 l’Armata rossa invade l’Afghanistan, ma dieci anni dopo è costretta a ritirarsi; il bilancio per la popolazione afghana è di centinaia di migliaia di morti e milioni di feriti, di sfollati e di profughi. Successivamente, la dissoluzione dell’Unione sovietica ha spinto la Russia ad intervenire per condizionare o reprimere i processi di autodeterminazione e di indipendenza in Nagorno-Karabakh, in Georgia e in Moldavia. Ma le guerre più devastanti sono state per il controllo della Cecenia nel 1994-96 e poi nel 1999 (quando la capitale Grozny viene rasa al suolo) e l’intervento nel 2015 in Siria, tutt’ora in corso.
(tratto da La Comune n.395)