“Il coraggio del futuro” è il volume che Confindustria ha preparato per illustrare, in epoca di Covid-19, la propria visione del mondo del lavoro e non solo. Presentato pochi giorni fa, il corposo tomo è un condensato di quanto di pessimo e aberrante ci si può aspettare dal padronato in questo momento.
In ordine di importanza: la salute deve sottostare alle rigide regole dell’economia, nel senso che non solo deve essere privilegiata la sanità privata, ma più in generale la gestione deve essere redditizia piuttosto che socialmente utile, guardando “i risultati generati, che nel caso della sanità sono di natura clinica, scientifica, sociale, ma anche economica”. Poi, licenziamenti più facili nei quali l’unica giusta causa è l’interesse del padrone e per i lavoratori “non costituiscano più un evento traumatico ma […] un momento fisiologico della vita lavorativa”. E infine, in mezzo a altre “perle” dello stesso tenore, un pensiero anche sulla scuola: “il sapere, il saper fare […] influiscono positivamente sulla produttività del lavoro”, cioè, tradotto dal padronese, a scuola si va per imparare a lavorare, meglio se sfruttati! Ah, per inciso, insieme a questa agghiacciante visione del futuro, Confindustria ha anche dato un po’ di numeri: la crisi per la pandemia provocherà la perdita di quasi 650mila posti di lavoro in 2 anni. Padroni e predoni, di lavoro e di vita di milioni di persone!