In America Latina la diffusione del Covid-19 amplifica la sofferenza dei settori popolari, ignorati dai poteri politici ed economici, preoccupati esclusivamente dei propri interessi. In Cile centinaia di persone dalle periferie povere di Santiago e di Valparaíso sono scese in strada per denunciare il governo che non ha mantenuto la promessa di distribuire generi alimentari, ricevendo in risposta repressione poliziesca ed arresti. Le manifestazioni sono state accompagnate in altri quartieri da “cacerolazos” per denunciare l’insensibilità dei politici.
Non sorprende, in questi tempi di pandemia, che proprio in Cile si stia svolgendo una delle prime visibili e chiare proteste in Sud America. Proprio lo scorso lunedì 18 maggio scandisce sette mesi esatti dall’inizio nel paese di un processo di lotta molto ampio e d’impatto nelle forme anche se con limiti per quanto riguarda contenuti e indipendenza. Con le sue promesse di riforma costituzionale, il presidente Sebastián Piñera stava già lavorando per disinnescarlo, anche approfittando dell’attuale confinamento obbligato della popolazione. La disperazione di ampi settori sociali in un paese così segnato da diseguaglianze e ingiustizie può portare a un nuovo scenario di possibili espressioni caotiche di legittime esigenze popolari, suscitate dal desiderio di una vita degna.