Ciclone in India e Bangladesh
Tre emergenze

“Con il covid gli ultimi due mesi sono stato senza lavoro: la quarantena mi ha costretto a diventare un mendicante dipendente dagli aiuti. In qualche modo ho mantenuto la famiglia con le razioni passate dal governo. Ora il ciclone mi ha distrutto la casa, raddoppiando le mie miserie”. 

Sono le parole di Kalipada Haldar, operaio in una fabbrica di cartone a Calcutta, che vive in una baracca ora distrutta dal ciclone Anphan, il più violento degli ultimi 100 anni nella regione. Come tanti altri, sta soffrendo tre emergenze: il contagio del covid-19, gli effetti del ciclone e quelli della quarantena. I virus sempre più spesso insidiano l’umanità, i cicloni diventato più frequenti e distruttivi – tutto ciò grazie al dissesto ambientale di cui sono primi responsabili gli stati. E proprio questi ultimi hanno imposto quarantene – come quella voluta dal fascista Modi in India – che in tanti paesi peggiorano le condizioni dei più oppressi rendendoli ancor più esposti al covid-19 e ad altre sciagure. La natura può essere un pericolo ma gli Stati lo sono sempre e rendono la vita ancor più pericolosa.