Le condanna da parte di diverse star di Bollywood dell’assassinio di George Floyd e del razzismo ha suscitato legittime polemiche in India. Gli è stato contestato di aver sinora taciuto sui tanti episodi di violenza razzista in patria, ad alcune attrici di aver fatto spot pubblicitari di creme per sbiancare la pelle, in un paese in cui la pelle scura è vista come tipica delle caste basse o dei “fuoricasta”, dei dalit (“oppressi”), come vengono chiamati oggi con il politically correct, ieri “paria”, “intoccabili”. E’ troppo facile essere contro il razzismo negli Usa e tacere sul razzismo e le discriminazioni nel proprio paese. La polemica riguarda un problema colossale, su cui troppi colpevolmente tacciono: circa 250 milioni di persone appartengono aLeggi Tutto

Molte sono le prese di posizione di singoli e delle organizzazioni ebraiche americane che stanno intervenendo in sostegno delle manifestazioni di protesta dopo l’assassinio George Floyd con l’appello “non posso stare a guardare!”. Per la Orthodox Union, che pure ha lanciato un appello per la cessazione di ogni violenza, “il razzismo non è una questione del passato o semplicemente una questione politica, ma un pericolo reale e presente che deve essere affrontato con i valori che ci accomunano come esseri umani”. Mentre la potente organizzazione “Jewish Democratic Council” ha rilasciato una dichiarazione venerdì, “I nostri valori ebraici ci invitano a sostenere l’uguaglianza e la giustizia; un’ingiustizia per qualsiasi comunità è un’ingiustizia che sentiamo noi stessi. Sia la comunità ebraica che quellaLeggi Tutto

Evidentemente nel ricchissimo mondo della Formula 1, il razzismo non interessa o peggio è ritenuto affare esclusivo di chi lo subisce. La denuncia arriva direttamente dal 6 volte campione del mondo Lewis Hamilton, che in un lungo post ha squarciato il velo di un mondo che si è sempre rinchiuso sotto la sua cappa dorata: “Non solo l’America: il Regno Unito, la Spagna, l’Italia, tutti. Deve cambiare il modo in cui vengono trattate le minoranze, come vengono educate le persone su uguaglianza, razzismo e classismo e sul fatto che siamo tutti uguali. Non siamo nati col razzismo e l’odio nel cuore , ci viene insegnato da quelli che sono i punti di riferimento”. E fra questi punti di riferimento ha attaccatoLeggi Tutto

Il governatore democratico del Minnesota, Tim Waltz, ha chiesto che tutti coloro che hanno preso parte alle manifestazioni di protesta dopo l’uccisione di George Floyd siano sottoposti a test per il Covid-19. Dietro alla preoccupazione per la salute pubblica – la stessa che hanno evidentemente spregiato più e più volte i suoi poliziotti – c’è chiaramente un intento repressivo e intimidente. Il virus serve a spaventare i manifestanti, in gran parte rispettosi delle norme di sicurezza –, a farli rientrare in casa, in ultima analisi anche a schedarli. Mentre anche il sindaco di Minneapolis si è inginocchiato in segno di rispetto, mente i vertici militari dell’establishment americano prendono pubblicamente le distanza dai propositi bellicosi del presidente, l’azione di Waltz – cheLeggi Tutto

Dopo la foto davanti alla St. John Episcopal Church, con una copia della Bibbia mostrata al mondo l’eco mediatica della successiva visita di Trump al Santuario dedicato a Giovanni Paolo II a Washington ha provocato un vero e proprio boomerang. La dura reazione dell’arcivescovo di Washington, Wilton D. Gregory, che ha definito sconcertante e riprovevole la strumentalizzazione politica di luoghi e simboli religiosi proprio mente il presidente minacciava l’intervento dell’esercito per disperdere le manifestazioni pacifiche. Posizione a cui si è immediatamente associato il vescovo Shelton Fabre presidente della Commissione contro il razzismo della Conferenza dei Vescovi degli Stati Uniti, che si è scagliato senza mediazioni contro il presidente e la violenza della polizia “(…) in questo paese ancora una volta ciLeggi Tutto

Nel nono giorno dall’uccisione di George Floyd, le proteste negli Usa non si placano. Uniscono persone di diverse etnie, perlopiù giovani e donne. Il razzismo è una costante della storia della nazione americana (dello Stato e della società). La democrazia Usa si è fondata sul genocidio dei nativi e sulla schiavitù. A costo di una sanguinosa guerra civile nel XIX secolo, la schiavitù è stata formalmente abolita, ma il razzismo non si può abolire: è una piaga irrisarcibile in questo quadro. Il sangue di milioni di afroamericani, la segregazione, la discriminazione e ancora le uccisioni segnano questo paese attraversato da una violenza endemica e in crescita. Il razzismo è negli Stati uniti la cifra concreta della contraddizione insanabile fra l’umanità cheLeggi Tutto

La divisa blu che indossano durante il giorno si trasforma nel lenzuolo bianco dietro cui si nascondono la notte: così gli agenti della polizia statunitense diventano assassini di afroamericani, e non conta se siano formalmente affiliati al Ku Klux Klan oppure no. Ne uccidono al ritmo di 500 al semestre e l’ultima esecuzione ha tolto la vita a George Floyd, soffocato da un poliziotto che gli ha stretto la gola per sette minuti, senza allentare la presa nonostante la vittima lo implorasse di farlo respirare. Da Minneapolis le proteste, in gran parte pacifiche, si sono estese in tutto il paese. In alcuni casi anche cariche di rabbia, ma come potrebbe essere altrimenti? Ovunque rispuntano i cartelli e gli slogan di BlackLeggi Tutto

In questi giorni i palestinesi commemorano la Nakba, la catastrofe seguita alla distruzione di oltre 400 villaggi, massacri, violenze e distruzioni di ogni genere. Una commemorazione contro il volere di Israele perché vieta la memoria “altrui”: quella palestinese non deve infatti avere visibilità. Le commemorazioni della Nakba non devono inficiare la ricorrenza della nascita dello Stato che ha occupato orami la gran parte della Palestina storica, negato per sempre il diritto al ritorno dei palestinesi profughi, rinchiuso i palestinesi in un lembo frastagliato di quella piccola terra. La storia andò così. Era il 14 maggio di 72 anni fa, un giorno prima che scadesse il Mandato britannico sulla Palestina, quando Ben Gurion, capo dell’Organizzazione sionista mondiale fondata nel 1897 da TheodorLeggi Tutto

Non cessano le proteste esplose a Minneapolis dopo la spietata esecuzione di George Floyd, afroamericano di 46 anni, ucciso il 26 maggio da un agente già impunito per episodi simili durante un fermo di polizia. La vittima è stata soffocata dal poliziotto che gli ha stretto la gola per sette minuti nonostante venisse implorato di mollare la presa da Floyd, che non riusciva a respirare. La stampa Usa e internazionale mette l’accento sulla violenza delle proteste, che nel frattempo si sono estese ad altre città americane fra cui New York, con il concorso di persone di diverse etnie fra cui molti giovani bianchi, tacendo vergognosamente che l’origine della violenza più efferata viene dalle istituzioni repressive. Trump definisce criminali i manifestanti –Leggi Tutto

Ci sono state nelle ultime settimane manifestazioni in varie città tedesche – le più significative a Stoccarda e a Berlino l’8 maggio con la partecipazione di migliaia di persone – convocate in nome della “difesa della Costituzione” contro la politica di restrizioni della libertà di movimento adottate dal governo di Angela Merkel. Queste proteste sono nate per iniziativa di intellettuali e riviste della sinistra “critica” che hanno una certa eco sul web con le loro teorie complottiste che presentano il Covid 19 come una montatura colossale da parte dei governi europei per controllare e reprimere le società e di Bill Gates per propinarci un vaccino su cui fare miliardi. Schierati con Putin e con la dittatura statale cinese quali “baluardi antagonisti”Leggi Tutto