Manifestazioni e presidi si stanno moltiplicando in questi giorni in Francia per difendere la libertà di espressione e di informazione contro il governo di Emanuel Macron. Oggi, sabato 21 novembre, è prevista una nuova manifestazione a Parigi. I promotori sono innanzitutto giornalisti a cui si stanno unendo molte persone solidali. Protestano contro il progetto di legge di “sicurezza globale” nel quale si fissa la proibizione di fotografare o filmare la polizia nelle manifestazioni. Ció significherebbe impedire di realizzare prove grafiche delle azioni repressive di cui possono essere protagonisti gli agenti di polizia. Ció avviene avviene non casualmente in un contesto, come quello francese, in cui la violenza della polizia è da tempo sotto accusa. C’è un manifesto promosso o sottoscritto daLeggi Tutto

Evo Morales rientra in Bolivia dopo l’allontanamento forzato dal potere dello scorso anno. Nonostante egli sia ancora un imbolo e una figura di peso in settori popolari, la situazione per lui non è così favorevole come potrebbe sembrare a prima vista. Le elezioni dello scorso 18 ottobre hanno assegnato una vittoria schiacciante alla sinistra del MAS (Movimento al socialismo, ndt) con oltre il 55% dei voti espressione del rifiuto, da parte della maggioranza della popolazione, nei confronti della borghesia razzista e antipopolare al governo, responsabile di grandi sofferenze durante l’emergenza sanitaria. Tuttavia ciò non va interpretato come una vittoria o una totale riabilitazione della figura di Morales, dirigente storico del MAS. Il gran flusso di voti ricevuti da questo partito siLeggi Tutto

Dopo la destituzione da parte del Congresso peruviano del presidente Martín Vizcarra per corruzione e “incapacità morale”, in tutto il paese si sono svolte manifestazioni popolari che hanno ottenuto le dimissioni dell’effimero successore, il razzista Manuel Merino. Come chiaramente affermato dalle e dai giovani protagonisti, le proteste non sono in difesa di Vizcarra, screditato fino al midollo anche per le terribili conseguenze del coronavirus nel paese. La gente comune è stufa di essere ignorata e dei giochi di potere tra i politici, intuendo la genetica corruzione della politica: oltre la metà dei parlamentari sono sotto accusa per corruzione e i presidenti finiscono sistematicamente per essere destituiti e arrestati. Ora il Congresso cerca di insediare come presidente un altro barone del centrodestra,Leggi Tutto

Dopo settimane di guerra e centinaia di vittime, Armenia e Azerbaijan hanno firmato una tregua, arbitro Mosca, che ha il sapore di una resa incondizionata della prima nei confronti dell’aggressività della seconda. Il Nagorno-Karabakh è costretto a cedere a Baku i territori azeri conquistati nella guerra degli anni Novanta e circa il 20% del proprio territorio. La Russia – storica potenza egemone nel Caucaso – deve garantire il cessate il fuoco e l’agibilità dei corridoi che permettono la continuità territoriale delle due enclave con la rispettiva madrepatria: del Nagorno-Karabakh con l’Armenia e del Nakhchvan con l’Azerbaijan. L’ennesimo capitolo di una vicenda lunga e dolorosa si conclude con un accordo che già minaccia ulteriori esplosioni belliche. All’origine vi è l’aspirazione e ilLeggi Tutto

Aung San Suu Kyi ha ricevuto nel 2012 il Nobel della Pace, è stata simbolo della “resistenza pacifica ” e icona del ritorno della Birmania alla democrazia dopo la dittatura militare: ora trionfa di nuovo nelle seconde elezioni dell’era democratica svoltesi domenica 8 novembre. La “orchidea di ferro”, come viene soprannominata, ha nello stesso tempo difeso – e tuttora difende – le feroci persecuzioni e pogrom dei militari contro la minoranza musulmana dei rohingya, sottoposti ad un vero e proprio tentato genocidio. Nel 2017 in ben 900.000 sono stati costretti a rifugiarsi in Bangladesh, ove vivono in condizioni disumane nei campi profughi. Naturalmente non hanno potuto votare, né loro né i rohingya rimasti in Birmania e sottoposti a persecuzioni: Suu KyiLeggi Tutto

Alla fine possiamo tirare un piccolo sospiro di sollievo. Il fascistoide Trump è stato sconfitto e vincono i meno peggio, cioè il mediocre Biden e la più carismatica Harris. Ma a una settimana dalla fine del voto, Donald Trump – che purtroppo ha preso oltre 70 milioni di voti – con un atteggiamento golpista ancora non riconosce l’esito delle urne e lancia minacce, fa causa allo Stato della Pennsylvania per il risultato e licenzia il capo del Pentagono. Joe Biden, dal punto di vista del voto popolare, ha vinto nettamente ed è il presidente più votato della storia degli Stati Uniti. Nonostante questo, il risultato delle elezioni, rito sacro della democrazia, è ancora oggetto di controversie. Ricordiamo che 4 anni faLeggi Tutto

17 milioni di visoni saranno abbattuti in Danimarca, uno dei principali esportatori di queste pellicce: il Covid-19 con una mutazione ha contagiato gli animali negli allevamenti e fatto il temuto salto di specie (spillover), infettando anche alcune persone. La notizia, con le sue drammatiche conseguenze immediate (per i poveri animali) e i pericoli potenziali (per gli umani), dovrebbe far riflettere sui danni e sul pericolo che rappresenta quella orrenda “megafabbrica” di carni, pelli, etc che è l’allevamento intensivo, cioè la tortura e la macellazione di una quantità inimmaginabile di animali. Questa catena di produzione e consumo nelle mani dell’agro-business internazionale rappresenta un mostruoso ed inedito livello di distruzione e scempio della natura. Si calcola che la biomassa dei mammiferi d’allevamento siaLeggi Tutto

In molte città americane finalmente si festeggia: molte donne, tanti giovani, parecchi afroamericani e in generale coloro che rappresentano la parte più positiva della società statunitense, esultano. Condivisibilmente, perché il verdetto elettorale sconfigge l’orrendo Trump. Sono state le presidenziali dei primati: Biden è il presidente più votato di sempre. Ma sembra evidente che gli oltre 75 milioni di preferenze che ottiene sono non per lui ma contro Trump. Fra le elezioni più partecipate nella storia, premiano uno dei candidati meno carismatici che si sia mai presentato. Per la prima volta, i grandi network televisivi hanno oscurato un discorso del presidente affermando senza mezzi termini che stava mentendo a proposito dei presunti brogli elettorali che, ancora per la prima volta con questaLeggi Tutto

Una impressionante sequenza di attentati stragisti dell’Isis sta colpendo la già martoriata popolazione afgana. Il 24 ottobre un attentatore si è fatto esplodere nei pressi di un centro educativo a Kabul, in un quartiere a prevalenza sciita, provocando la morte di almeno trenta giovani; il 2 novembre un gruppo d’assalto ha preso in ostaggio per ore alcuni studenti all’interno dell’università, con un bilancio finale di almeno 20 vittime e circa il doppio di feriti. Sono i due attentati più gravi delle ultime settimane, non gli unici, degli esponenti locali dell’Isis, che si distinguono per l’efferatezza delle loro azioni: oggi sono nel mirino gli studenti, lo scorso maggio fecero strage nella clinica di maternità, uccidendo anche due neonati; sempre si accaniscono controLeggi Tutto

I risultati del referendum dello scorso 25 ottobre sono stati categorici: l’80% dei votanti si è espresso favorevolmente al cambiamento dell’odiosa costituzione in vigore dal 1980, esprimendo così il rigetto del modello democratico cileno particolarmente meschino, fonte di diseguaglianze e antipopolare. Sono le stesse motivazioni che hanno causato lo scorso anno il moltiplicarsi di grandi proteste sociali furiosamente represse dai carabinieri del governo di Sebastián Piñera. Comunque, è necessario distinguere la straordinaria e storica ampiezza di queste proteste dalla radicalità di contenuti alternativi rispetto alla politica decadente, che è invece il suo aspetto più debole. I risultati del referendum rappresentano un verdetto popolare molto giusto e speriamo che da tutto ciò possa venirne qualche miglioramento per la popolazione. Allo stesso tempoLeggi Tutto