BRESCIA: FUORI E DENTRO GLI SPEDALI CIVILI, FRA FLASH MOB E PRESIDI

Brescia 20 novembre: sulle scalinate che accedono alla scala uno degli Spedali Civili, sono decine fra medici, infermieri, tecnici, specializzandi e altre figure professionali, distanziati, con i loro camici, in divisa, in silenzio, con le spalle rivolte ai dirigenti sanitari e lo sguardo rivolto verso il luogo di cura. La pausa caffè si trasforma in flash – mob di protesta. La spontaneità e la creatività umana, ancora una volta, superano leggi e regole che impongono il segreto aziendale a quelli che, strumentalmente, sono stati chiamati eroi. Fuori, il giorno dopo, la rete bresciana “NON STA ANDANDO TUTTO BENE”, assieme alla SOCIETÀ DELLA CURA, è in presidio.

Cento le persone presenti, questa volta con un maggiore numero di sanitari del pubblico e del privato: medici, infermieri/e, OSS che dai microfoni e telecamere denunciano con forza, le malefatte di chi, fra sanità, governo e regione, non ha fatto nulla per prepararsi alla seconda ondata di questa pandemia. Erano presenti, infermieri e infermiere che hanno denunciato fin dall’inizio e che nonostante le intimidazioni subite, sono in piazza. Questo l’ennesimo presidio davanti agli Spedali Civili e ospedali privati, preceduto da assemblee pubbliche nelle piazze di Brescia e altre iniziative che si susseguono da mesi. Nonostante il clima intimidatorio, venerdì 29 novembre si replica. I messaggi nelle chat, i dialoghi in corsia e nei reparti danno forza e determinazione, l’appello ancora una volta, è rivolto a tutte le figure all’interno dell’ospedale bresciano, “dobbiamo essere numerosissimi”. Ritornano sulla scalinata, ma non ci si stanno più: sono in duecento i sanitari che hanno aderito a questa seconda protesta, che silenziosa si trasforma in un rumore assordante, che scuote le coscienze di colleghi e gente comune. Fuori ancora una volta un presidio con uno striscione in solidarietà con i sanitari, organizzato dalla rete bresciana NON STA ANDANDO TUTTO BENE, di cui facciamo parte.

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