Berlusconi, un uomo del sistema
Padrone, maschilista, corruttore, colluso

Dopo la morte di Silvio Berlusconi stiamo assistendo al festival della demoipocrisia. È in atto in tutti gli schieramenti politici di destra e di sinistra, con rare eccezioni, una sorta di beatificazione che è culminata con la proclamazione del lutto nazionale. Per loro la sua scomparsa significa rimozione, per noi primeggia sempre la vita e per questo vogliamo ricordarlo per chi è stato.

Il magnate di Arcore è stato un maschilista senza freni che trattava le donne come oggetti e le comprava. Da sbruffone, quale era, di tutto ciò si vantava. È bene non dimenticare le sue battute scioviniste verso leader politiche o altre donne tra cui traduttrici e giornaliste, oltre ai più noti party con escort e amici magnaccia (tra l’altro condannati per questo).

Fin dall’origine ha costruito il suo impero e le sue fortune grazie ai favori della politica e alle collusioni con ambienti mafiosi. È stato grazie all’amico Bettino Craxi e alla legge Mammi che ha ottenuto il duopolio televisivo con la Rai. Anche se spesso i tribunali hanno finito per assolverlo, è noto che il suo prezioso collaboratore e amico dell’Utri sia stato condannato per concorso in associazione mafiosa e dalla sentenza a suo carico si apprende che sia stato riconosciuto come mediatore tra Cosa Nostra e Silvio Berlusconi.

Le sue televisioni a partire dagli anni Ottanta hanno contribuito a creare una vera e propria “fabbrica della menzogna” con giornalisti prezzolati al suo servizio e proponendo trasmissioni di intrattenimento che tanto hanno contribuito al degrado culturale in salsa nazionalpopolare che si è diffuso in questo paese.

Fu il 1994 l’anno del suo ingresso in politica, la “scesa in campo” metafora di un calcio miliardario e sempre più corrotto in cui l’elettorato veniva visto come una curva da stadio. La novità fu che un magnate scegliesse di difendere i propri interessi costruendo un partito a propria immagine a somiglianza ed entrando direttamente in politica. Il tycoon di Arcore paradossalmente sfruttò Tangentopoli, la fine dei partiti tradizionali, l’indignazione di tanta gente per la corruzione dilagante; si presentò come l’uomo della provvidenza, l’imprenditore integro e pulito che non veniva dalla politica. Promise mari e monti e passò alla storia la sua sparata sul “milione di posti di lavoro”. Si unì alla peggiore destra e con lui, nel tempo, la corruzione è diventata un fatto abituale e normalmente accettato: ha comprato deputati, corrotto testimoni, pagato giudici; per difendere i suoi interessi ha condotto una guerra contro i magistrati e varato leggi per cautelarsi. Si contano più di trenta procedimenti a suo carico; nella maggioranza dei casi ne è uscito indenne per prescrizione ma è stato condannato per frode fiscale ed anche interdetto per alcuni anni dall’essere senatore.

Ed è stato amico dei peggiori nemici dell’umanità come Gheddafi, Putin ed Erdogan, suoi degni compari.

La sinistra tradizionale e parlamentare ne è rimasta succube ed è scesa anche a patti con lui (famosi quelli di D’Alema e Renzi), pur avendolo dipinto per anni come l’unico grande nemico da combattere senza accorgersi che con lui, e oltre a lui, altri e peggiori personaggi calcavano le scene di una politica sempre più decadente e intrisa dei peggiori disvalori. Tra l’altro la sinistra al governo non ha mai messo in discussione le sue leggi “ad personam” come quella sul conflitto di interessi. Non c’è da stupirsi che in tanti a sinistra oggi stiano compartecipando all’ignobile coro di santificazione.

Berlusconi è stato un uomo del loro sistema, del loro mondo, un’incarnazione dello spirito padronale e dell’oppressione.  È stato un rappresentante dello Stato, lo stesso Stato italiano delle stragi impunite, dell’ingiustizia, del razzismo, delle guerre, dell’oppressione patriarcale.