Negli ultimi giorni di settembre si è riacceso il conflitto tra le due repubbliche (ex sovietiche) dell’Armenia e dell’Azerbaijan per il territorio conteso del Nagorno Karabakh. Ben poche sono le notizie certe su quanto accade, ma tra queste vi è il crescente numero dei morti, non solo militari ma anche decine di civili. La memoria torna alla guerra di quasi trent’anni fa e al suo tragico bilancio con decine di migliaia di vittime, la pulizia etnica e centinaia di migliaia di profughi in fuga da entrambe le parti. Sulle vicende odierne pesa una lunga storia in cui gli aneliti di libertà del popolo armeno sono stati oggetto delle persecuzioni più feroci. All’inizio del Novecento gli armeni sono stati vittime di unLeggi Tutto

Lo scorso 25 settembre un attentatore ha ferito gravemente due persone nei pressi dell’edificio che un tempo ospitava la redazione del settimanale Charlie Hebdo. La solidarietà con le vittime è tutt’uno con la denuncia implacabile contro ogni forma di terrorismo, in questo caso di matrice islamista. Quest’ultimo fatto di sangue si collega agli attentati che sconvolsero la capitale francese nel gennaio 2015 – per i quali proprio in questi giorni si celebra il processo – provocando numerosi morti e feriti; tra le vittime ci furono quasi tutti i giornalisti del settimanale, divenuto un bersaglio del terrorismo islamista per aver pubblicato vignette satiriche nei confronti di Maometto: gli attentatori imbracciano il fucile e impugnano il coltello contro chi tiene in mano unaLeggi Tutto

Dopo l’incendio che ha devastato il campo a inizio mese, le condizioni di vita di circa 13 mila immigrati e profughi sull’isola di Lesbo sono più gravi e precarie che mai. Le promesse europee di porre riparo a questa vergogna hanno avuto ben poco seguito: solo poche centinaia di “ospiti” sono stati trasferiti sulla terraferma, mentre è stato approntato un nuovo campo sulla spiaggia dove, se possibile, le condizioni di vita sono ancora più precarie. Per giorni donne, tantissimi bambini e uomini, già afflitti dal sovraffollamento, dalle condizioni igieniche disastrose, dalla mancanza di prospettive, sono rimasti senza cibo né disponibilità di acqua e di cure mediche. Molti di loro sono lì da anni, spesso in fuga da paesi in guerra comeLeggi Tutto

Dalla metà di giugno sono ripresi gli scontri e nuove brutali violenze nelle regioni orientali del paese. Medici senza frontiere, che da tempo opera nell’area, denuncia la gravità della situazione sanitaria: le persone ferite e in fuga, bisognose di cure, si aggiungono a coloro che sono colpiti dalla malaria, molto diffusa, e alla malnutrizione che dilaga tra i più piccoli. Come sempre, infatti, a pagare il prezzo degli scontri tra le differenti fazioni sono le donne e i bambini inermi. La storia di questo paese, grande due volte l’Italia ma con una popolazione giovanissima che non arriva a un quarto di quella italiana, è particolarmente martoriata, tra un passato coloniale e le lunghe guerre civili e di indipendenza in cui loLeggi Tutto

Siamo al fianco del popolo palestinese, da quasi un secolo vittima di una vera e propria pulizia etnica e dell’oppressione razzista dello Stato di Israele. Quest’ultimo ha basato la sua stessa fondazione, nel 1948, sulla negazione del popolo palestinese: perciò oggi la maggioranza dei palestinesi è costretta a vivere nella diaspora. In questi giorni, tale storica e dolorosa ingiustizia si aggrava con l’intenzione del governo Netanyahu (spalleggiato da Trump) di procedere con l’annunciata annessione della Cisgiordania. Cioè di porre fine ad una molto relativa autonomia – gestita tra complicità, corruzione ed impotenza dall’Autorità nazionale palestinese – e di privare di ogni diritto i palestinesi che vi vivono, fino a indurli ad un nuovo esodo. Occorre fermare questa ulteriore, odiosa forma diLeggi Tutto

Un esodo biblico. Sono ottanta milioni le persone nel mondo costrette in fuga da guerre e catastrofi; un essere umano ogni 100, quasi la metà dei quali bambini. Appena dieci anni fa, nel 2010, erano 40 milioni; oggi sono il doppio, e di questa triste conta non fanno parte tutti coloro che hanno perso la vita di fronte a un muro di mattoni o d’acqua che impedisce la salvezza. Non stupisce quali siano i paesi d’origine in testa a questa drammatica classifica: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan (lo Stato di più recente costituzione al mondo). Qualcuno si sorprenderà forse nello scoprire invece che tra i paesi che “accolgono” i profughi non risultano i ricchi Stati uniti né alcuna fra le democrazieLeggi Tutto

Di nuovo in piazza a Beirut mercoledì 17, questa volta davanti al palazzo di giustizia per contestare la volontà espressa dai più alti esponenti della magistratura di applicare un vecchio articolo del codice penale che punisce qualunque attacco alla presidenza della repubblica: un modo come un altro per imbavagliare ogni critica. E sono state molte le critiche, gridate nei mesi scorsi per le strade delle principali città libanesi: giovani e tante donne hanno affermato il proprio protagonismo contro un sistema politico campione di corruzione, denunciando l’impoverimento generale della popolazione e contestando la rigida spartizione confessionale delle principali cariche pubbliche, vero e proprio pilastro dei fragili equilibri tra le diverse componenti della società libanese. “Siamo qui per reclamare i nostri diritti eLeggi Tutto

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di avviare l’annessione di ampie porzioni di Cisgiordania – come previsto nel “piano del secolo” di Trump – a partire dal prossimo primo luglio. Una mossa scellerata, respinta in blocco dai palestinesi ma anche da molti israeliani. In tanti hanno manifestato lo scorso 6 giugno a Tel Aviv – solidali con le mobilitazioni in corso negli Stati uniti – denunciando il nuovo apartheid e la creazione di veri e propri bantustan in cui relegare una popolazione palestinese senza alcun diritto.Denuncia sacrosanta ma monca. L’annessione della Cisgiordania, infatti, non è un fulmine a ciel sereno, né il tradimento di un “processo di pace” nato morto 23 anni fa; qualora si dovesse realizzare, essa sarebbe l’ultimoLeggi Tutto

Con i poteri straordinari acquisiti lo scorso 30 marzo, il presidente Orbán ha messo il bavaglio ad ogni opinione a lui contraria, così un oppositore è finito in galera semplicemente per aver espresso su di un social network critiche nei confronti del governo nella gestione della pandemia. L’allarme sull’operato del governo è più che giustificato: di fronte ai primi casi di contagio, denuncia un recente rapporto di Human Right Watch, 36 mila pazienti sono stati dimessi in tutta fretta per liberare posti-letto negli ospedali ungheresi ed evitare il collasso del già fragile sistema sanitario. Senza preavviso, sono state rinviate a casa persone appena operate o sofferenti di gravi patologie. Denunciamo con forza il grave attacco alla più elementare libertà di espressioneLeggi Tutto