Sono 8 mila le moschee rase al suolo, adibite ad attività commerciali o abbandonate all’oblio in quell’immensa provincia occidentale che la Cina si ostina a chiamare Xinjiang, “Nuova frontiera”. L’obbiettivo è la cancellazione della cultura e dell’identità del popolo uiguro, turcofono e a maggioranza musulmana. Ma Pechino non si limita ad accanirsi contro i luoghi di culto: costringe in campi di “rieducazione” un milione di uiguri, impone un lavoro semischiavistico ad altre 100 mila persone, prova a negare il futuro di questo popolo torturando le donne con la pratica delle sterilizzazioni forzate. Negli ultimi dodici anni questa pulizia etnica si è molto intensificata, per lo più nel silenzio e con la complicità di molti attori internazionali: non solo i grandi marchiLeggi Tutto

Sabato 2 gennaio i villaggi di Tchoma Bangou e Zaroumadareye, nell’ovest del Niger, sono stati assaliti da due colonne di uomini armati: almeno 100 le vittime. È un orrendo massacro di civili inermi ed è l’ennesimo atto di una guerra non dichiarata che incendia il Sahel. Ancora non vi è una attribuzione certa delle responsabilità; un’ipotesi è che si tratti di una vendetta contro le milizie di autodifesa costituite dagli abitanti dei villaggi per proteggersi dal terrorismo jihadista che imperversa nella regione. Infatti, numerose e diverse bande terroriste, alleate o affiliate ad al-Qaeda o all’Isis, imperversano da anni in un’area vastissima a cavallo dei confini statali di Niger, Mali e Burkina Faso. Francia, Stati uniti, Germania e perfino l’Italia mantengono leLeggi Tutto

Sabato scorso, a due anni esatti dall’inizio delle mobilitazioni popolari che portarono poi alla cacciata di al-Bashir, donne e giovani sudanesi sono tornati a manifestare in tutte le principali città del paese. Le ragioni sono molteplici: i responsabili dei massacri dello scorso anno sono tuttora in libertà quando non in posizioni di potere; le condizioni di vita peggiorano, con i prezzi dei beni di prima necessità in rapida crescita così come la disoccupazione giovanile, l’inflazione (200% su base annua) e le preoccupazioni sanitarie in relazione al Covid-19. Tra il dicembre 2018 e l’aprile del 2019 un’ampia, tenace e coraggiosa mobilitazione pacifica aveva costretto la giunta militare a disfarsi del suo leader, al potere da trent’anni e già accusato di genocidio nelLeggi Tutto

L’inserto de la Repubblica dello scorso 11 dicembre, il venerdì, ricorda con un titolo al veleno le vicende di dieci anni fa in Nord Africa e Medio Oriente: “Maledette primavere”. Di che si tratta? Nel dicembre del 2010 prende avvio un tumultuoso processo di mobilitazione umana, particolarmente femminile e giovanile, che scuote dalle fondamenta odiosi poteri oppressivi. Milioni di persone, dalla Tunisia allo Yemen passando per Egitto e Siria ed altri paesi dell’area, cercano la propria libertà e una vita migliore, si uniscono affermando la dignità umana come valore centrale. Diversi dittatori, apparentemente inamovibili, sono costretti alle dimissioni e alla fuga; le ripercussioni sono planetarie. Per quanto ci riguarda, abbiamo definito queste vicende “rivoluzioni della gente comune”, soprattutto con riferimento alleLeggi Tutto

Ennesimo eccidio terrorista È stato un massacro. Sabato 28 novembre nello Stato federale del Borno, nel nord est della Nigeria, 110 braccianti sono stati barbaramente trucidati. Avevano fatto un viaggio di mille chilometri per trovare lavoro in questa terra  fertile, mossi dall’urgenza di sfamare le proprie famiglie; erano al lavoro nei campi, disarmati, quando sono stati attaccati e uccisi. Non vi sono ancora rivendicazioni ma è facile vedere in questo efferato massacro la mano dei terroristi di Boko Haram o dello Stato Islamico nelle province dell’Africa occidentale. Infatti l’intera regione è ostaggio di queste bande assassine che dal 2009 hanno già causato 30 mila vittime e oltre 2 milioni di sfollati. Anche l’esercito lo scorso anno ha avuto centinaia di perdite;Leggi Tutto

Dopo settimane di guerra e centinaia di vittime, Armenia e Azerbaijan hanno firmato una tregua, arbitro Mosca, che ha il sapore di una resa incondizionata della prima nei confronti dell’aggressività della seconda. Il Nagorno-Karabakh è costretto a cedere a Baku i territori azeri conquistati nella guerra degli anni Novanta e circa il 20% del proprio territorio. La Russia – storica potenza egemone nel Caucaso – deve garantire il cessate il fuoco e l’agibilità dei corridoi che permettono la continuità territoriale delle due enclave con la rispettiva madrepatria: del Nagorno-Karabakh con l’Armenia e del Nakhchvan con l’Azerbaijan. L’ennesimo capitolo di una vicenda lunga e dolorosa si conclude con un accordo che già minaccia ulteriori esplosioni belliche. All’origine vi è l’aspirazione e ilLeggi Tutto

Una impressionante sequenza di attentati stragisti dell’Isis sta colpendo la già martoriata popolazione afgana. Il 24 ottobre un attentatore si è fatto esplodere nei pressi di un centro educativo a Kabul, in un quartiere a prevalenza sciita, provocando la morte di almeno trenta giovani; il 2 novembre un gruppo d’assalto ha preso in ostaggio per ore alcuni studenti all’interno dell’università, con un bilancio finale di almeno 20 vittime e circa il doppio di feriti. Sono i due attentati più gravi delle ultime settimane, non gli unici, degli esponenti locali dell’Isis, che si distinguono per l’efferatezza delle loro azioni: oggi sono nel mirino gli studenti, lo scorso maggio fecero strage nella clinica di maternità, uccidendo anche due neonati; sempre si accaniscono controLeggi Tutto

Da ormai un mese infuria la guerra tra armeni e azeri in Nagorno-Karabakh, un conflitto di lunga data che si è riacceso colpendo dolorosamente le popolazioni civili, che va fermato al più presto nel rispetto del diritto all’autodeterminazione del popolo armeno e di tutti i popoli dell’area verso una prospettiva di convivenza e pacificazione. In questo contesto bellico già grave si colloca un fatto intollerabile: lo schieramento politico e militare dello Stato turco al fianco dell’Azerbaijan. La Turchia ha un orrendo precedente storico essendosi macchiata, all’inizio del secolo scorso, di un genocidio in cui sono morti tra uno e due milioni di armeni. Nel corso della Prima guerra mondiale l’impero ottomano compì arresti, pogrom, stragi e deportazioni di massa: nelle marceLeggi Tutto

I nuovi faraoni… Tra aprile e luglio i “super-ricchi” del mondo hanno visto incrementare il loro patrimonio personale mediamente del 27,5%. È un gigantesco spostamento di ricchezze in un tempo brevissimo, una concentrazione nelle mani di pochissime persone – i circa duemila miliardari esistenti al mondo – a danno delle maggioranze sempre più impoverite. Ad esempio Jeff Bezos, padrone di Amazon, in quattro mesi ha aumentato il suo patrimonio personale di 74 miliardi di dollari. Nulla da invidiare a faraoni, zar e imperatori del passato: Bezos e i suoi compari hanno fatto soldi a palate grazie alla crisi pandemica, così come di norma accade in tempi di guerre, carestie, terremoti. Gli economisti spiegano tale polarizzazione delle ricchezze con la “propensione alLeggi Tutto

Ormai da settimane le principali città nigeriane sono percorse da manifestazioni sempre più numerose: soprattutto giovani, denunciano le violenze poliziesche ed esigono lo scioglimento dei corpi speciali noti con la sigla SARS. Si tratta di un corpo speciale ufficialmente impegnato nella lotta contro la criminalità e invece responsabile di vessazioni quotidiane, arresti arbitrari, omicidi: violenze che, qui come altrove, si sono intensificate nei mesi di pandemia. La diffusione di un video che riprende una vera e propria esecuzione a freddo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Né la repressione dei manifestanti a colpi d’arma da fuoco e lacrimogeni né le manovre del governo sono finora riuscite a contenere le proteste, che anzi crescono a Lagos, ad AbujaLeggi Tutto