A un mese e mezzo dal colpo di Stato, la situazione nel paese si fa ogni giorno più grave: decine di migliaia di persone continuano a manifestare in molte città nonostante la linea direttamente stragista assunta dai militari che sparano raffiche di mitragliatrice su folle disarmate; dopo poche settimane, le vittime sono ormai centinaia. Il coraggio e le speranze dei popoli birmani, le loro sofferenze e la determinazione a scrollarsi un potere omicida che li schiaccia da decenni meritano vicinanza e solidarietà attiva. Non la troveranno nei potenti della Terra: né fra le democrazie titubanti e ipocrite, che in tante parti del mondo sostengono dittature feroci e che qui cianciano di sanzioni senza troppa convinzione, né tantomeno dall’ingombrante vicino cinese, grandeLeggi Tutto

Un mese dopo il colpo di stato, i militari non sono riusciti a fermare le mobilitazioni, così hanno deciso di scatenare la repressione sparando sui manifestanti. È una escalation di violenza: oltre 30 le vittime – la maggioranza domenica 28 febbraio a Yangon – centinaia i feriti, migliaia gli arresti. Le popolazioni birmane meritano sostegno e solidarietà nella loro lotta non solo in difesa del risultato elettorale ma nell’affermazione della propria libertà. Esse hanno bisogno di ancor più coraggio di quello che già stanno dimostrando. Non solo per fronteggiare la violenza crescente di un esercito che già in passato si è macchiato di orribili stragi, ma anche per cominciare a fare i conti e a superare le storiche lacerazioni tra leLeggi Tutto

Un incontro speciale si è tenuto sabato 20 febbraio nelle strade della Barceloneta, quartiere storico della città: la presentazione e la riflessione comune intorno al libro de Egipto a Siria (2011). El principio de una revolución humana y sus antecedentes, di Mamadou Ly con Dario Renzi pubblicato da Ruta ediciones. La pubblicazione in castigliano di quest’opera, uscita originariamente in italiano per i tipi di Prospettiva Edizioni, è ulteriormente arricchita dalla prefazione di Leila Nachawati e dal saggio introduttivo di Rocco Rossetti che sabato ha con sapienza e calore condotto la riflessione. Un incontro speciale, dicevamo, e per tante ragioni: il libro tratta delle rivoluzioni della gente comune di dieci anni fa e delle straordinarie lezioni che possiamo continuare ad apprendere; l’incontroLeggi Tutto

Il 18 e il 19 febbraio si è tenuto un vertice della Nato sull’Afghanistan. L’incontro ha preso atto dell’impossibilità di rispettare l’accordo di Doha, fortemente voluto da Trump, firmato un anno fa dai rappresentanti degli Stati uniti e dei Talebani. Esso prevedeva il ritiro delle truppe straniere dal paese entro il prossimo Primo maggio, ma oggi questo significherebbe semplicemente certificare la sconfitta di una poderosa alleanza militare, il fallimento di vent’anni di guerra, occupazione, diplomazia e politica: un prezzo troppo alto per una democrazia in piena decadenza. Sono passati quasi vent’anni da quando un’ampia coalizione internazionale capeggiata da Washington invase l’Afghanistan con l’obiettivo dichiarato di liberarlo dal controllo feroce e patriarcale dei Talebani che avevano permesso di farne una base perLeggi Tutto

Questa è la storia di un incontro insolito e promettente. Da un lato vi sono quei pazienti che, avendo superato la fase acuta della malattia da Covid 19 solo dopo molte settimane, faticano a riprendersi: dolore al petto, difficoltà nella respirazione, affaticamento generale. Dall’altro ci sono i cantanti lirici, rimasti a lungo disoccupati per i teatri chiusi e per l’impossibilità di esibirsi. Dalla collaborazione tra gli operatori sanitari e i cantanti della English National Opera è nato in un ospedale di Londra un programma di riabilitazione della durata di sei settimane che insegna la giusta postura, il controllo della respirazione e l’esercizio dei muscoli del volto. “Stavo lottando per l’aria” racconta un paziente. “Il programma aiuta davvero, fisicamente e mentalmente, riducendoLeggi Tutto

Sono occorsi 17 anni ma alla fine Davide ha umiliato Golia costringendolo a pagare almeno in parte per il danno commesso. Davide sono i quattro contadini del delta del Niger che hanno fatto causa alla Shell, il Golia di questa storia, società petrolifera olandese-britannica tra le maggiori al mondo. La Corte d’appello dell’Aja ha riconosciute le responsabilità di quest’ultima per gli sversamenti di greggio che hanno devastato le attività agricole della regione. È la prima volta che accade, può non essere l’ultima: sono settant’anni che la Shell sfrutta gli enormi giacimenti di petrolio con conseguenze umane e ambientali devastanti. Alcuni tra i querelanti oggi non ci sono più – la denuncia risale al 2008 – o sono anziani e malati eLeggi Tutto

Mille giorni non sono bastati alla monarchia saudita, un regime tra i più oppressivi, patriarcali, sanguinari e oscurantisti al mondo, per piegare Loujain al-Hathloul: dopo quasi tre anni di carcere duro, di minacce, di ricatti e di torture, Loujain è finalmente tornata in libertà. Non ha ritrattato, al contrario. In prigionia non ha smesso di lottare e di rivendicare la propria dignità e libertà di donna, rifiutando di confessare crimini mai commessi e dando vita ad uno sciopero della fame che ha infranto il muro del silenzio mobilitando la solidarietà internazionale. Animatrice del movimento Women to drive, aveva deliberatamente infranto il divieto per le donne di guidare, di viaggiare e di prendere le più elementari decisioni senza la tutela maschile, normeLeggi Tutto

La risposta popolare al golpe dei militari (che mai avevano ceduto realmente il potere) è coraggiosa e moltitudinaria: da sabato 6, in un crescendo quotidiano, centinaia di migliaia di persone hanno sfidato divieti e repressione riversandosi nelle strade di tutte le principali città del paese: giovani, soprattutto, personale medico, maestri, funzionari pubblici, perfino religiosi cattolici e buddisti. L’ampiezza della protesta si misura nel coinvolgimento della capitale Naypyidaw – recentemente costruita dal nulla proprio per tenere i centri del potere al riparo dalle contestazioni – o del periferico Kachin, popolato da una delle numerose minoranze etniche del paese, e dall’ampia adesione allo sciopero generale nelle principali città, Yangoon e Mandalay. La repressione si va facendo ogni momento più dura: coprifuoco, cannoni adLeggi Tutto

Giulio Regeni è stato rapito, torturato e ucciso 5 anni fa. Patrik Zaki è in galera da un anno esatto. I genitori di Giulio e i colleghi di Patrik, insieme a tanti volenterosi, continuano con tenacia a pretendere verità e giustizia. Il dittatore al-Sisi continua a incarcerare e a torturare, in alcuni casi a condannare a morte, decine di migliaia di egiziani. Lo Stato italiano continua a indignarsi (sempre più flebilmente) per l’ostruzionismo dei magistrati egiziani e… ad armare l’Egitto. I lucrosi affari tra le aziende italiane (pubbliche e private) e lo Stato egiziano vanno a gonfie vele, ma disdegnano la pubblicità: la commessa miliardaria è stata firmata in pieno agosto e la prima nave da guerra è stata consegnata l’antivigiliaLeggi Tutto

Un duplice attentato ha sconvolto la capitale giovedì scorso provocando 32 vittime e oltre un centinaio di feriti. Il pensiero addolorato e solidale va alle vittime del terrorismo e ai loro cari. Ancor prima della rivendicazione, giunta poche ore dopo la carneficina, le modalità feroci e vigliacche non lasciano dubbi sugli autori: sono i neonazisti del califfato nero, l’Isis, sconfitto nel 2017 ma tuttora attivo con migliaia di uomini. Come in tante precedenti occasioni, hanno colpito tra la folla in un mercato popolare; il primo attentatore ha finto di sentirsi male per farsi esplodere insieme a chi si avvicinava per aiutarlo, il secondo ha fatto strage dei soccorritori. Intenzioni ed azioni che sono un programma di morte contro le persone comuniLeggi Tutto