America
I sogni di chi migra, gli incubi della decadenza sistemica

Nel 2021 gli Stati Uniti hanno battuto ogni record in tema di immigrazione: più di un milione e settecentomila “incontri”, cinico eufemismo con cui le autorità chiamano le detenzioni al confine col Messico. Una cifra che triplica la media degli arresti negli ultimi otto anni e che esprime solo in parte il numero reale di persone che nel 2021 hanno provato ad entrare nel paese.

Malgrado le avvertenze della vicepresidente Kamala Harris, volte a smentire ogni illusione della comunità latina – “Non venite perché sarete respinti. Noi proteggeremo i nostri confini” –; malgrado il muro, voluto da Trump, e malgrado gli accordi con il governo messicano del “progressista” López Obrador per bloccare l’immigrazione, avviati dall’amministrazione repubblicana e ratificati da Biden: un inarrestabile e quotidiano flusso umano continua ad arrivare ogni giorno al confine alla ricerca di una vita degna di essere vissuta. Donne, uomini, bimbe e bimbi che non si rassegnano a un destino fatto di devastazioni ambientali, violenza e povertà. Un processo umano irrefrenabile e in crescente aumento (secondo la Banca Mondiale nei prossimi trent’anni più di diciassette milioni di latinoamericani emigreranno per motivi climatici).

Anche qui si svela la caducità della democrazia sistemica: le autorità americane – come d’altronde quelle europee – continuano a illudersi di poter frenare un processo umano di portata storica trattandolo come un problema di polizia. Negli Stati uniti si sgretola il mito del melting pot, il “paese delle grandi opportunità” vive una decadenza senza ritorno. Come sarà il futuro dipenderà in primo luogo dalle scelte di milioni di esseri umani che si sono messi in cammino per la vita e di quelli che troveranno approdo. I palazzi del potere possono continuare a causare ingenti sofferenze alle nostre sorelle e fratelli nel tentativo di bloccarli, certo non possono fermare la storia che sta sancendo il loro declino.