Nella notte tra il 30 ed il 31 agosto perdono la vita 5 operai nella stazione di Brandizzo, piccolo comune poco distante da Torino. Le vittime sono state travolte da un treno mentre operano proprio su quel binario. È l’ennesima strage, a perdere la vita sono: Kevin Laganà, 22 anni, Michael Zanera, 34 anni, Saverio Giuseppe Lombardo, 52 anni, Giuseppe Aversa 49 anni e Giuseppe Sorvillo, 43 anni. A loro tutti e alle famiglie va la nostra vicinanza e la solidarietà. Subito cominciano le indagini ed è una triste gara alla ricerca delle responsabilità, all’errore umano. Sicuramente vanno denunciate con forza le condizioni in cui lavoratori e lavoratrici sono costrette a lavorare, ma crediamo che la questione fondamentale sia la difesa del valore più grande: la vita stessa. A poco servono i proclami dei vari sindacati o dei politicanti di turno, quando la sicurezza, nei posti di lavoro è subordinata alle logiche di profitto che ormai sono sempre più simili a logiche belliche. Si perché le cosiddette morti bianche da inizio anno sono ormai diverse centinai. Numeri impressionanti, cifre che chi sfrutta ed opprime considera come dati per le statistiche, da inserire nei bilanci aziendali, per capire se il rapporto costi/benefici consente la perdita di qualche vita umana in ragione dei tempi di consegna di una commessa. Per noi de La Comune, sono nomi e cognomi, persone comuni con i loro sogni a cui la vita è stata spezzata. Interrogarsi su chi veramente può garantire la sicurezza è fondamentale se si vuole arrestare questa mattanza, dipende dal protagonismo di ciascuno, da come scegliamo di conoscerci tra colleghi, se proviamo a far prevalere la vicinanza umana, a guardarci negli occhi mentre lavoriamo insieme, se ci sentiamo tutti e tutte responsabili della vita degli altri e delle altre oltre che della nostra. Se mettiamo al centro la vita umana allora qualcosa può cominciare a cambiare, se siamo disponibili a battagliare con chi è pronto a correre rischi inutili, a correggere e correggerci, a contrastare l’indifferenza di chi ci sta vicino, a lottare contro la logica padronale, ormai assunta dai lavoratori stessi, più o meno consapevolmente, che mette i profitti al primo posto con la complicità dei sindacati che negli anni hanno firmato contratti favorendo lavori in subappalto riducendo le tutele per chi si espone maggiormente. Chi prova a reagire in questo contesto viene messo all’angolo, spesso vessato o screditato anche dai propri colleghi, chi denuncia condizioni pericolose per la sicurezza viene estromesso, spesso isolato oltre a rischiare il posto. Questo è anche frutto di una logica di sfiducia nel poter cambiare in meglio assieme, di poter far prevalere il diritto sacrosanto del reagire ai soprusi aziendali. La battaglia sacrosanta per i diritti, per uno stipendio decente non può prescindere dalla difesa della vita come il bene più prezioso anzi parte da lì, dal mettere la vita nostra ed altrui al primo posto.
2023-09-08