Il Ministro Valditara è ancora una volta alla ricerca della ricetta del perfetto manipolatore: individuare un problema del mondo della scuola, estrapolarlo e capovolgerlo in senso discriminatorio e, con la solita dose di demagogia, proporre una “soluzione” che rimarrà fondamentalmente sulla carta ma non senza prima aver sparso e alimentato razzismo ed esclusione. E’ il caso della boutade sull’inserimento di alunni stranieri in classi di “italiani”.
In realtà stiamo parlando della composizione che preferiamo dire umana (e non solo etnica) delle classi sempre più complessa. Da anni le/i migliori docenti e dirigenti stanno garantendo con la loro umanità e professionalità l’accoglienza (e non integrazione) di bimbi e adolescenti che arrivano da altri mondi geografici e /o familiari; lo fanno/facciamo senza le necessarie risorse e spesso ostacolati dalle stesse istituzioni come hanno coraggiosamente denunciato le/i docenti di Pioltello.
Ma quale è veramente il punto? Dal Decreto Gelmini del 2009 il numero di alunni per classi è stato innalzato fino a 30 (nella scuola secondaria di secondo grado), le classi “pollaio” contro cui abbiamo tanto lottato e che sono un motivo di sofferenza crescente per tutti. A questo si aggiungono i progressivi tagli sui corsi di L2 italiano per stranieri e sulle figure dei mediatori culturali. Inoltre, sarebbe onesto ricordare che se non fosse per bimbe e bimbi nati da mamme immigrate, e neanche degni di cittadinanza, non ci sarebbero neppure più le scuole aperte in diverse parti di questo paese.
Eppoi cosa è la cultura italica a cui Valditara vuole “assimilare”i bimbi stranieri? La matematica araba, la filosofia greca, la storia infinita di contaminazioni nella lingua, nelle usanze e nel cibo da ogni parte del Mediterraneo, del nord Europa e dell’oriente?