Omicidio Mattarella. 41 anni lontano dalla vertità

41 anni fa, il 6 gennaio 1980, a Palermo veniva assassinato Piersanti Mattarella, esponente di spicco della Democrazia Cristiana e Presidente della Regione Siciliana. Seguace di Aldo Moro e fautore di un governo dell’Isola, in solidarietà con il PCI di Pio La Torre, morto ammazzato anche lui nell’82. P. Mattarella ha tentato, contraddittoriamente, di contrastare  interessi mafiosi e di politici “amici degli amici” nelle istituzioni regionali e locali, con lo scopo di modernizzare e razionalizzare il potere statale. Dopo 41 anni, malgrado le sentenze dei tribunali, non si conoscono con certezza ne mandanti ne esecutori di questo omicidio. Bollata fin da subito come “semplice” azione mafiosa, sono emersi a più riprese coinvolgimenti di loschi figuri dell’estrema destra, come Giusva Fioravanti,  elementi dei cosiddetti e comodi “Servizi deviati”, della P2, di Giulio Andreotti, Salvo Lima e dei loro sodali siciliani prossimi a Cosa Nostra.  Un crimine spartiacque, che ha aperto una crisi politica istituzionale,  caratterizzata dal crollo dei precedenti equilibri interni allo Stato e della sua componente mafiosa e l’inizio di una vera e propria mattanza su larga scala, in Sicilia e non solo. Si è affermato il dominio terroristico-mafioso dei Corleonesi  di Reina, Calò e Provenzano, protagonisti anche della cosiddetta “trattativa” Stato-Mafia.  Dal 1980 al 1994 hanno, partecipato alle stragi di Stato, sterminato, centinaia di oppositori e  concorrenti mafiosi, ucciso magistrati, poliziotti, politici, testimoni innocenti di crimini e perfino bambini. 15 anni di massacri culminati negli attentati e nelle stragi del 92-93 di Capaci, Roma, Firenze e Milano, delle quali  si attende ancora verità e giustizia.