Ormai da settimane le principali città nigeriane sono percorse da manifestazioni sempre più numerose: soprattutto giovani, denunciano le violenze poliziesche ed esigono lo scioglimento dei corpi speciali noti con la sigla SARS. Si tratta di un corpo speciale ufficialmente impegnato nella lotta contro la criminalità e invece responsabile di vessazioni quotidiane, arresti arbitrari, omicidi: violenze che, qui come altrove, si sono intensificate nei mesi di pandemia.
La diffusione di un video che riprende una vera e propria esecuzione a freddo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Né la repressione dei manifestanti a colpi d’arma da fuoco e lacrimogeni né le manovre del governo sono finora riuscite a contenere le proteste, che anzi crescono a Lagos, ad Abuja e nelle altre città del paese (ma anche a Londra, New York, Washington). L’esasperazione è molto alta: davanti ai microfoni, sono tante le voci che testimoniano di aver subìto violenze ed abusi nel corso di questi anni. L’annuncio del governo di voler sciogliere le squadre speciali e ricollocare altrove i poliziotti coinvolti è stato accolto per quello che è: un imbroglio fuori tempo massimo. Come denuncia un’attivista, è la quinta volta dal 2015 che le autorità promettono riforme della polizia per placare le proteste. Ma lo scioglimento dei corpi speciali, la liberazione dei manifestanti arrestati e la punizione dei responsabili degli omicidi polizieschi sono obiettivi minimi irrinunciabili.