Hafid Nser, originario del Marocco, ha finito i suoi giorni travolto da un’ auto sulla statale 106. L’auto, forse una Peugot non meglio identificata, ha impattato Nser dopo aver evitato un incidente in corso. L’autista vigliaccamente non si è fermato a prestare soccorso, dileguandosi dal posto della tragedia.
Questo è l’ ennesimo incidente mortale che avviene su questo tratto di strada (in Italia sono quasi 8 al giorno le vittime di incidenti stradali nel primo semestre 2023 secondo Aci-Istat) .
Hafid, 49 anni, stava tornando a casa in bici, come i tanti immigrati che lavorano nell’agricoltura, per la raccolta delle pregiate clementine della sibaritide. Nonostante la pericolosità di questa strada statale che passa in mezzo a tanti paesi e frazioni di paesi, definita dalla gente del luogo la ‘superstrada della morte’, niente hanno fatto l’Anas, l’ente competente, né tantomeno altri enti comunali e provinciali, per mettere in sicurezza il tratto di strada luogo dell’incidente, sprovvisto di illuminazione, di segnaletica verticale e di quella orizzontale. Di fronte all’impotenza e all’incuria criminale delle istituzioni per fortuna c’è chi non si rassegna. Gli attivisti di ‘Basta vittime sulla S.S. 106′ hanno organizzato una raccolta fondi per fornire ai tanti immigrati che affrontano in bici questo pericoloso tratto di strada, pettorine catarifrangenti per renderli più visibili agli automobilisti. Al contrario delle istituzioni, c’è chi prova a proteggere la vita e non si rassegna a lasciar morire la gente sulla strada.