L’europarlamento delle mazzette

L’immagine di valigie e borsoni zeppi di soldi, con tagli di banconote da 50, 20,10 e persino 5 euro, simile ai malloppi dei narcotrafficanti fotografa quella putrida fogna della corruzione che è stata appena scoperchiata. Più di un milione e mezzo di euro già trovati nelle case di esponenti socialdemocratici, ma è probabile che si tratti (si fa per dire) ancora di pochi spiccioli.

I diversi partiti democratici e socialisti (compreso il Pd di Letta) stanno condannando e sospendendo i responsabili del malaffare dichiarandosi candidamente “parte lesa”, mentre in realtà sono pienamente parte in causa. Eppure la risibile linea di difesa degli arrestati e dei partiti di appartenenza è quella solita: tutto il malloppo è circolato “a loro insaputa”. D’altra parte le forze di centrodestra hanno come “forte” linea d’attacco quella della somiglianza: le sinistre non possono definirsi moralmente diverse.

La vicenda che sta emergendo, al di là dei riscontri penali che emergeranno, è solamente la punta di un iceberg della profonda corruzione che travolge tutto il parlamento europeo, ritenuto uno dei principali baluardi della politica democratica.

Non si sta solamente squadernando ciò che diciamo da tempo che la politica è corruzione. Perché la quantità e la rozzezza della valanga di soldi sporchi giunti da monarchie dispotiche e sanguinarie come quella del Qatar e del Marocco e probabilmente da altri Stati, esprime in termini ancora più clamorosi la decadenza della politica e il crollo delle istituzioni democratiche. Qatargate è troppo poco, meglio parlare di “Europagate”.