Ieri a Louisville, Kentucky, un bianco ha sparato contro i manifestanti antirazzisti scesi in piazza come ogni giorno dal 25 maggio. Contemporaneamente era stato autorizzato un controraduno di “patrioti”, come si definiscono i suprematisti bianchi di Ku Klux Klan e affini. Si sono recati in strada armati, e lo erano anche alcuni fra gli attivisti di Black Lives Matter. Prevedibile ciò che sarebbe successo: l’uomo, incoraggiato dalle grida dei razzisti inneggianti al potere bianco, ha sparato decine di volte sulla folla uccidendo un uomo e ferendone un altro.
Nella giornata, Trump ha salutato i suprematisti bianchi come “persone fantastiche” con un tweet che è stato poi costretto a cancellare per la scarica di indignazione proveniente anche dal campo repubblicano.
Negli Stati uniti risiede il 4,4% della popolazione terrestre, ma il 42% dei civili armati del mondo. Basta questo a rendere la situazione davvero pericolosa ma, se quello di Louisville dovesse essere un precedente per le prossime manifestazioni e dovesse dunque cronicizzarsi un’escalation della violenza armata, può peggiorare con enormi danni per l’incolumità e le coscienze delle persone comuni. Per prime quelle che si esprimono oggi contro il razzismo e che si trovano ancora una volta a piangere vittime innocenti.