Un miliardo e mezzo di produttori agricoli in tutto il mondo (dati Coldiretti) rischiano di rimanere stritolati dalla concentrazione della produzione sementiera e degli agrofarmaci. Dopo i recenti accorpamenti tra Basf e Chargill, DuPont e Chemical, Sygenta e Chem China anche la Bayer, multinazionale della chimica e della farmaceutica, ha appena concluso l’acquisizione della Monsanto, produttrice del famigerato diserbante glifosate e di OGM.
Questa manciata di società avrà in mano oltre il 60% del mercato delle sementi e il 75% del mercato degli agrofarmaci, determinando una dipendenza quasi totale dell’agricoltura mondiale dai loro prodotti. Chi semina una delle loro varietà di grano, legumi o di ortaggi, gioco forza, si troverà ad utilizzare almeno uno dei loro diserbanti, antiparassitari e concimi. Le conseguenze? Più inquinamenti, marginalizzazione dell’agricoltura contadina, intensificazione dei processi di estinzione di varietà vegetali locali, brevettazione del patrimonio botanico. Il controllo delle sementi produce un ulteriore attacco alle condizioni alimentari dei popoli e agli ecosistemi. Perciò assumono sempre più valore le iniziative delle comunità agricole locali che provano a sottrarsi alla congiura dei signori delle sementi e della chimica anche con la coltivazione di varietà autoctone in piccoli giardini e orti per l’autoconsumo, in seno alle città e intorno agli insediamenti abitativi, nonché’ con lo scambio solidale delle sementi.