Primavalle, periferia di Roma, 25 luglio. Quattro poliziotti in borghese entrano in un appartamento per un controllo. Poco dopo Hasib Omerovic, trentaseienne di origine rom, precipita dalla sua stanza al terzo piano fin sull’alfalto ed entra in coma. I dettagli che stanno emergendo in questi giorni sulla stampa grazie ad alcune testimonianze contraddicono le prime dichiarazioni, e lascerebbero poco spazio alle interpretazioni. È stato detto che era un controllo di routine, che Hasib – peraltro sordomuto – si era rifugiato nella sua camera, che forse provando a scappare era caduto dalla finestra. E invece la perquisizione non era autorizzata, l’appartamento è stato trovato devastato (una porta scardinata, un termosifone divelto, un bastone rotto, tracce di sangue) e più testimoni – tra cui la sorella, in casa durante il pestaggio – che sostengono di averlo visto volare violentemente dalla finestra. Cosa è successo in quei minuti? Perché questa furia omicida? Nei giorni precedenti, su un gruppo facebook di quartiere, Hasib veniva indicato come disturbatore molesto ai danni di alcune ragazze: “dovrà pagarla”, ha scritto l’autore del post. Si è trattato quindi di un controllo o di una spedizione punitiva in stile “caccia al rom”? Ad alcune domande forse risponderanno gli inquirenti, ad altre risulta doveroso rispondere con la richiesta di verità e giustizia e con una ferma denuncia di quanto accaduto, se come sembrerebbe, lo Stato e chi al suo servizio si sono accaniti ferocemente ai danni di un uomo, in una vicenda così simile a tante a cui abbiamo assistito negli anni.
2022-09-14