La pandemia ci mette alla prova: come persone, nelle relazioni e nelle aggregazioni collettive. Faticosamente ci siamo guadagnati una tregua, possiamo approfittarne per riposarci, dedicarci alle persone care, coltivarci e svolgere qualche riflessione sul prossimo futuro.
Politici e padroni, potenti e loro servi continuano imperterriti ed ossessivi a pensare soprattutto ai propri interessi a danno dei più. Lo dimostrano le decisioni che prendono per accelerare l’economia intesa come accrescimento dei loro profitti a scapito di lavoratori e disoccupati, giovani e non, donne ed immigrati che, come al solito, sono le/i più colpite/i. Lo dimostrano al contempo i loro ritardi reiterati, gli errori evitabili, le difficoltà costanti nel fronteggiare le malattie da parte di un sistema inadatto alla cura e alla salvaguardia dei suoi sudditi, specie i più fragili ed indifesi. Le sinistre tradizionali, idealmente esaurite e dimentiche di quel poco che rimaneva dei “bei tempi andati”, assomigliano sempre più alle destre: non a caso sono al governo assieme in questo paese. Sedicenti progressisti, che hanno avallato politiche criminali simili a quelle delle destre nei confronti di chi emigra, più o meno consapevolmente si fanno portavoce di menzogne censorie culturalmente e divisioniste umanamente. Atteggiamenti, questi, tipici dei peggiori reazionari del passato ed aggravanti della decadenza valoriale, che accentuano la confusione di ampi settori giovanili già preda di una crisi coscienziale dolorosa. Le personalità sinistre anche nel lessico imitano le destre, senza rendersi conto che, come in tutte le cose della vita, l’originale prevale sempre sulla copia.
Intanto nella società profonda squassata emerge la solidarietà spontanea ed organizzata. Tante donne ed uomini, di diversa estrazione e credo, si sono adoperati nel sostenere chi è più in difficoltà, mostrando così volontà di reagire non solo all’epidemia ma alle prepotenze, all’oppressione, alle discriminazioni, alle ingiustizie, al razzismo. Ci sono tanti esempi diffusi più o meno facenti capo a realtà associative di diverso tipo ed origine. Operano su scala locale, nei quartieri popolari, nelle periferie degradate ed abbandonate, nelle grandi e nelle piccole città. Sono processi spesso in atto nelle singole realtà oppure orchestrati nazionalmente. Condividendo la logica che li ispira, vogliamo provare a intensificare la conoscenza di queste realtà facendoci conoscere, a iniziare rapporti stabili di collaborazione e, se possibile, ad avviare un confronto sulle prospettive ed eventuali convergenze.
Questa ricerca può vertere su singole tematiche o sulla solidarietà in generale: dipende dagli interlocutori. In alcune località abbiamo cominciato, ma siamo ancora timidi ed incoerenti. Avviare uno scambio sincero e rispettoso potrebbe essere utile a tutti; cercare una base comune innanzitutto su scala locale e svolgere assieme attività conseguenti rafforzerebbe la solidarietà concreta e potrebbe creare presupposti per passi ulteriori. Riuscire ad intrecciare alla pratica un dialogo sui contenuti ideali permetterebbe una crescita reciproca e nel migliore dei casi potrebbe schiudere il cammino per una ricerca condivisa di alternativa possibile, intesa ad aiutare la nostra gente fronteggiando la loro decadenza. Ci basiamo sull’esperienza del Forum Indivisibili&Solidali che, per varie ragioni, si è interrotta ma di cui rivendichiamo lo spirito, gli intenti e i primi passi compiuti. Possiamo trarne lezioni e cercare pazientemente il modo per riprendere un cammino alternativo che da vari punti di vista ci sembra possa rispondere ad una volontà latente ma diffusa tra tante persone. L’impegno che stiamo svolgendo con le/i compagne/i dei Cobas va convintamente in questo senso, abbiamo intenzione di onorarlo e rafforzarlo dovunque sia possibile.
Questo livello imprescindibile di pensiero e di azione rimanda e si intreccia ad un bisogno più organico che ci sembra oggi ancor più imprescindibile: proporre La Comune come un’alternativa complessiva, di emancipazione e quindi di crescita umana, che sappia sottrarsi e contrapporsi alla disumanizzazione crescente imposta dalle varie forme combinate di oppressione.
Sappiamo che si tratta di un’ipotesi complessa e di lunga durata; tuttavia ne avvertiamo più che mai l’esigenza grazie ai germogli che scorgiamo nelle esperienze, nelle riflessioni, nei dialoghi che stiamo conducendo insieme a tante/ i amiche/i e compagne/i. Proporci e provarci più convintamente in questo senso con audacia ed umiltà significa valorizzare e consolidare le conquiste che abbiamo ottenuto assieme in un anno così lungo e complicato come quello appena trascorso. Stiamo imparando, e vogliamo continuare, a sapere chi siamo e possiamo essere ciascuna/o ed assieme, a pensare la nostra interezza che ci permette di capire qualcosa di più del mondo che ci circonda ed agire in modo conseguente. La crescita delle nostre persone e delle nostre idee, del nostro cercare pazientemente di essere assieme e migliori come individualità nelle relazioni, nei gruppi e nelle squadre che conformiamo, ci permette di comprendere i valori e le potenzialità, le soddisfazioni e le esigenze, le capacità e i limiti di una minoranza determinata che si muove nell’ottica di una comunanza libera e benefica. Puntare ad essere un’alternativa complessiva riguarda in primo luogo l’assunzione da parte di ognuna/o di una prospettiva teoretica agente e coerente, cioè la crescita propria e condivisa, attraverso la collaborazione e la cooperazione, della conoscenza e della coscienza delle qualità migliori della nostra umanità da scoprire e sperimentare, da interpretare con coerenza, sapendola godere ed offrire a chi voglia sceglierla.
6 giugno 2021
2021-06-06