Afghanistan
avanguardie coraggiose

“Esigiamo il diritto all’istruzione, al lavoro, alla libertà, alla sicurezza” scandisce una delle manifestanti di Herat. Sono le prime a mobilitarsi, appena due settimane dopo la caduta di Kabul, a una manciata di giorni dall’orrendo attentato all’aeroporto, quando i talebani si stanno appena insediando al potere e ancora non hanno vinto la resistenza nel Panshir. Le manifestanti non si fanno paralizzare dalla paura e dall’orrore né dal caos e dalle false promesse. Sono poche decine di donne; sono innanzitutto avanguardie coraggiose e straordinariamente audaci che indicano la strada del protagonismo diretto. La loro mobilitazione mette a nudo l’inequivocabile natura reazionaria dei talebani e svela le ipocrisie democratiche su un presunto nuovo corso moderato di questi ultimi. Nei giorni successivi, l’esempio delle donne di Herat viene ripreso a Kabul e in altre città da alcune centinaia di donne e uomini. Le manifestazioni sono brutalmente represse e il nuovo governo – nel quale spiccano molte losche figure del terrorismo internazionale – si affretta anche a formalizzare con una raffica di decreti la propria natura liberticida. Non sappiamo quali sviluppi potrà avere la resistenza popolare, e segnatamente femminile, incarnata da queste minoranze; esse però meritano tutto il sostegno e la solidarietà possibili. Il loro valore è già nell’esempio che danno.