Settembre. Ricomincia l’anno scolastico e nonostante lo sbandierato stanziamento di fondi straordinari nessuno degli interventi che veramente metterebbe in sicurezza la scuola in presenza è stato né progettato né tantomeno realizzato.
Per la tutela della salute di tutti, dentro e fuori la scuola, è necessario intervenire su riduzione delle classi pollaio, stabilizzazione e incremento degli organici, investimenti sostanziali per adeguare l’edilizia scolastica e il trasporto pubblico, garantire distanziamento fisico e tracciamento con tamponi salivari diffuso e gratuito.
I fondi sono stati dirottati su progetti contingenti -piano scuola estate- e ancora il digitale (vedi articolo su Il Sole 24 ore del 10 agosto 2021 e documentazione recentemente pubblicata dai Cobas). Suona la prima campanella e lo scenario nelle scuole è come lo scorso anno, se non peggio perchè oltre a tutte le mancanze strutturali e di personale si aggiungono i danni di un anno e mezzo di DAD- che sin da subito abbiamo denunciato sulle pagine de La Comune e contro cui ci siamo mobilitati nei Cobas e con Priorità alla scuola, e che molti professionisti e sanitari impegnati nella cura del disagio di bimbi e adolescenti hanno indicato come causa del drammatico aumento delle loro difficoltà.
E’ in questo contesto che il governo e il ministro Bianchi hanno scatenato una campagna mediatica ingannevole e controproducente contro il personale scolastico, costruendo un vero e proprio ricatto: la DAD, finora decantata dal Miur e dai suoi accoliti come la scuola del futuro, sarebbe finalmente evitabile solo in cambio della vaccinazione totale di tutto il personale scolastico.
In altri termini se si dovesse ricorrere nuovamente alla DAD la responsabilità sarebbe da addossare solo ed esclusivamente alle scelte del personale scolastico in relazione alla vaccinazione.
Un’operazione ipocrita e pretestuosa, in primo luogo perché la categoria di lavoratrici e lavoratori della scuola è stata quella in cui la campagna vaccinale ha avuto più adesioni dopo quella dei sanitari, eppoi perché non hanno mai smesso di prevedere il digitale nelle scuole. Inoltre l’obbligo del green pass per il personale scolastico, oltre a rappresentare un attacco molto grave sul piano dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, in particolare in materia di sanzioni che vanno dalla sospensione dello stipendio al licenziamento, di per sé non rappresenta una tutela reale per nessuno, anzi in queste condizioni e con queste modalità rischierebbe di autorizzare comportamenti rischiosi, come fare a meno della mascherina in luoghi chiusi senza distanze di sicurezza- vedi dichiarazione di Bianchi sulla possibilità di non usare la mascherina in caso di classi con studenti vaccinati-. Inoltre, come dimostra la linea di tendenza delle nuove varianti, l’essere vaccinati purtroppo non esclude l’eventualità di contrarre il Covid, anche in maniera asintomatica, e di procurarne il contagio ad altri.
Sappiamo e vogliamo affermare che la difesa della salute e della vita è un’opera consapevole di protagonismo di ciascuno insieme agli altri, in cui la scelta di vaccinarsi può essere interpretata come motivo di tutela propria e per le persone più fragili in primo luogo e perciò ci sembra una buona scelta da continuare ad accompagnare con i comportamenti virtuosi necessari.
Su questi temi condividiamo particolarmente le posizioni nazionali dei Cobas, cui aderiscono le nostre e i nostri compagne/i nella scuola, e la scelta di mobilitazione nazionale nelle città assieme a Priorità alla scuola del 20 settembre che prepareremo insieme alle nostre/i colleghe/i verso lo sciopero generale di tutto il sindacalismo di base dell’11 ottobre.
2021-09-07