Nel parco di Casa al dono, in una riserva naturale dove ha sede la casa della Cultura. Perché natura e cultura sono parte di noi ed è da come le interpretiamo che può sorgere la nostra interezza. Perciò i dominanti hanno sempre cercato di separarle e oggi lo fanno anche attraverso una macchinazione senza precedenti. Per interrogarci sulla vita e su come poterla migliorare. Farlo con fiducia verso la possibilità di conoscere, conoscerci e costruire le risposte assieme ci sembra il modo migliore per difendere l’umanità, attaccata in molti luoghi e modi: dalle guerre alla quotidiana tragedia nel Mediterraneo fino alle ideologie tese a cancellare le storie e le identità umane. Tutti nasciamo da donne, tutto nasce dal fatto che siamo donne e uomini che hanno tutto l’interesse a conoscersi per migliorarsi. Per imparare insieme a essere persone più felici, che costruiscono relazioni scelte e comunanze libere. Umanizzare la nostra soggettività, risorsa formidabile che è in nostro potere fondare e sperimentare, significa sottrarci al gigantismo delle ingegnerie sociali calate dall’alto da Stati sempre più oppressivi perché sempre più decadenti: cioè poter vivere meglio.
Rincontrarci quest’anno ha un significato speciale. Per noi vuol dire un po’ anche tornare alla nostra Lunga estate, che si svolge ogni anno dal 2007 e nel 2020 si è interrotta per la pandemia. Ma la nostra riapertura è molto diversa da quelle del sistema: loro tornano agli antichi vizi, addirittura più sprezzanti verso gli esseri umani e soprattutto le ultime e gli ultimi di quando tutto è cominciato; noi cerchiamo di rinnovarci nell’essere migliori per coltivare le nostre virtù, prima fra tutte la condivisione di un impegno nella vita e per la vita. Difenderla è affermarla è un fatto d’amore che passa nelle grandi e nelle piccole cose: i dialoghi e gli incontri di cui tutte e tutti potremo essere protagonisti nella Lunga estate 2021 possono nutrirlo
Il tema con cui inizia la Lunga estate vuole affrontare aspetti che sono e sono stati fondamentali nella vicenda umana: cosa ci rende umani? Quali sono i tratti più essenziali della nostra comune umanità, minacciata ogni giorno dal razzismo? E quali le differenze? Da cosa traggono origine le culture che sono così importanti, per tutti/e? È evidente l’importanza di ciò per affrontare e ridisegnare, soprattutto in tempi come questi, la vita quotidiana in una prospettiva d’assieme.
L’impronta femminile è un tratto qualitativo del vivere umano. La primaria funzione femminile, vera sin dalle origini e rinnovata ogni giorno, viene negata dal patriarcato, dagli stati e dai poteri oppressivi che ne sono impregnati. D’altra parte ciò viene nutrito da un maschilismo che è diffuso in tutti gli ambiti ed in tutte le generazioni. Come possiamo affrontare insieme questo grande problema di identità e di lacerazione? Tanto più oggi di fronte a chi nega l’esistenza dei generi e in primo luogo del genere femminile.
Il limite che l’umanità ha espresso nel pensare e praticare il ricomporsi delle soggettività è alla base di tanti aspetti di negatività e di decadenza, di malessere e sofferenza che viviamo. La nostra unicità e la possibilità di crescita radicano nell’essere in combinazione costante e complessa tra individui che possono affermarsi come personalità, tra le relazioni che sono il motore di socialità, cooperazione e sentimentalità, premessa e cuore del poter essere assieme beneficamente.